Roma, 7 mar – Una sconfitta incassata onorevolmente così come i colpi incassati da Nate Diaz nel suo incontro con Conor McGregor nell’UFC 196 di sabato notte. Un McGregor che, a detta di molti, paga la sua tracotanza ed eccessiva sicurezza contro un atleta coriaceo che ha dimostrato una capacità di resistenza fisica notevole ed un grande cuore. Un match durato due round il primo dei quali è stato nettamente a favore dell’irlandese più pimpante ed arzillo con i suoi calci frontali e circolari girati e che ha messo a segno tanti colpi di braccia tanto da aprire una profonda ferita sul volto di Diaz.
Eppure questo non è bastato, qualcosa è andato storto nella probabile tattica che McGregor aveva intrapreso. Un calo fisico vistoso nel secondo round gli ha indebolito i colpi e non sono più riusciti a fermare l’avanzata del suo avversario che, nonostante la maschera di sangue per le ferite aperte, è andato avanti a testa bassa rispondendo di braccia e trovandosi abbracciato ad un Conor stanchissimo, che non ha potuto far altro che cercare di portarlo a terra per tentare di gestirlo e provare un ground and pound (colpire l’avversario stando sopra di lui). Fatale gli è stato l’ultimo tentativo quando, ormai preda della stanchezza, ha subito la supremazia di Diaz che è riuscito a girarlo e colpirlo da sopra al volto fino ad operare uno strangolamento che, dopo pochi secondi, ha fatto arrendere l’irlandese.
“Credo di essere semplicemente stato a corto di energie. Generalmente, quando affronto qualcuno nella classe di peso in cui sono campione (pesi piuma) loro cadono sotto i miei colpi, ma Nate li ha assorbiti molto bene. Credo che il peso lo abbia aiutato ad incassare in quel modo. Mi ha stupito il fatto che una persona possa incassare colpi simili e continuare ad andare avanti, rimanendo composto. Sembrava avesse inserito il pilota automatico. La sua faccia era gonfia, ma continuava a venire avanti come nulla fosse. A quel punto sono entrato in panico. Si è trattato di mancanza di forze e lui è riuscito a capitalizzare”.
Dalle sue dichiarazioni emerge questa valutazione tecnica vicino alla quale, molti addetti del settore, mettono anche una buona dose di mancanza di umiltà che ha portato o ad una preparazione sotto tono o troppo rilassata negli ultimi giorni (il match è stato accettato da Diaz dodici giorni prima) o ad una sicurezza eccessiva che si è frantumata e si è trasformata in panico e disperazione di fronte all’avanzata inaspettata di Nate Diaz. Ad ognuno la sua valutazione quindi.
Entrambi gli aspetti, tecnico e caratteriale, sono da prendere in considerazione per leggere questa sconfitta. Probabilmente un McGregor meno esuberante e più intelligente avrebbe saputo gestire meglio le forze e saputo gestire una supremazia che nel primo round lo vedeva nettamente vicino alla vittoria. Dall’altra parte non bisogna togliere i meriti a Diaz che ha dimostrato come un guerriero non si deve mai buttare giù, nemmeno quando sembra che la partita sia compromessa.
Le conclusioni dello sconfitto? “E’ un boccone difficile da mandare giù, ma si può scappare dalle avversità oppure affrontarle a testa alta e questo è quello che farò. Ho imparato una lezione. Questo è tutto. Non mi tirerò mai indietro da una sfida. Non fuggirò mai da una sconfitta. Questo fa parte del gioco. Ho avuto molte possibilità per non combattere questo incontro, sedermi ed attendere, ma sono entrato li dentro accettando la sfida, anche se questa scelta non ha ripagato. Questo è il mondo del combattimento. Domani è un altro giorno. Tornerò.” Belle e sagge parole, quelle che vorremmo sentire da tutti i grandi campioni soprattutto quando assaporano anche loro il sapore amaro della sconfitta.
Francesco Amato