
Allo stesso modo, la pretesa tutta europea di uscire dalla storia non abolisce tout court la storia così come il nostro orgoglioso pacifismo non fa sparire come d’incanto la guerra. È solo un gigantesco trip, un sogno ad occhi aperti che ci fa credere questo. È tutto molto bello, fino al momento in cui la realtà non torna a reclamare i suoi diritti. L’attuale situazione internazionale, dall’Ucraina allo Stato islamico, somiglia sempre di più a una polveriera sull’orlo dell’esplosione. Ma più in generale, è il mondo intero che sembra imbarbarito, radicalizzato.
In tutto questo, tuttavia, esiste una porzione di terra che a differenza del resto del mondo, vive come se tutto questo non esistesse, come se non la riguardasse, e quando c’è una reazione è di ebete terrore, di stupefatta paura, di attonita incredulità rispetto a tutte le nostre categorie mentali che vengono spazzate via. Questa porzione di terra è l‘Occidente. Anzi, l’Europa occidentale, dato che gli Usa, sia pur nella loro griglia mentale mercantilistico-puritana, hanno ben presente come va il mondo. Noi no.
Noi viviamo in una allucinazione e diciamo pazzi a quelli che non sono allucinati. La nostra allucinazione è quella di un mondo che ha rimosso due elementi focali della realtà: le guerre e le frontiere. Confini e conflitti, come recita il titolo di un recente bel libro del giornalista Marco Valle.
Ecco, noi abbiamo fatto finta che non esistessero, che appartenessero al mondo di ieri, a un passato feudale lasciato dietro le spalle. E invece ce li ritroviamo davanti a noi. Non sappiamo più fare la guerra, non sappiamo neanche più pensare la guerra, è un concetto che ci turba il sonno e ci fa orrore. È in effetti qualcosa di terribile, come spesso terribile è la realtà.
Allo stesso modo, abbiamo immaginato un mondo senza più frontiere, un flat world in cui tutto scorre senza incontrare attrito, in cui merci, uomini e informazioni vanno e vengono ovunque liberamente, una gioiosa rete cosmopolita. Ma nel mondo nascono sempre più frontiere e ancora può capitare, sta succedendo anche a ridosso della Ue, che qualcuno per difendere o superare un confine ci resti persino secco. È così dai primordi della storia e sarà sempre così. Anzi: sarà sempre più così.
Confini e conflitti: ecco la nostra grande rimozione. Ma, Freud insegna, la rimozione non è mai indolore. Alla fine il rimosso passa a saldare il conto. Ecco perché l’Europa occidentale sente bussare alla sua porta, anche se fa finta di niente. Per adesso.
Adriano Scianca
1 commento
[…] nella sua geografia». È partendo da questa citazione e da questo presupposto che il giornalista Marco Valle sviluppa il suo saggio sul Canale di Suez, che l’autore definisce come «un’arteria centrale […]