Roma, 17 dic – “Credere nelle proprie radici e nei vitigni autoctoni, investire nella tecnologia appropriata e raccontare la cultura e la storia del territorio attraverso il vino”. C’è una nuova ed interessante risposta a quanti dipingono per il globo terrestre un futuro catastrofico e senza speranze.
L’esempio di Jacopo Vagaggini
Queste interessanti sottolineature arrivano dal mondo agricolo osservato e studiato da un enologo senese dalle origini paterne siciliane, precisamente da Lipari (ME): Jacopo Vagaggini eletto lo scorso ottobre Miglior Giovane Enologo Italiano per Vinoway Selection 2024. La storia della Terra avrebbe dovuto insegnarci che nulla resta immutato per troppo tempo e soprattutto che proprio la natura, che è in continuo mutamento, ci mette essa stessa al riparo da catastrofismi e oscuri presagi; lo stesso progresso dell’uomo e della civiltà insegnano le infinite possibilità di adattamento e ciò che dovrebbe seriamente preoccupare è l’immobilismo, il fatalismo. Una seria lezione ci arriva, come detto, da un giovane enologo toscano dopo anni di osservazione e studio della viticultura in diverse parti del mondo ma con un focus su quella del meridione d’Italia. “Alcuni vitigni autoctoni sono più forti, e più resistenti ai naturali cambiamenti ambientali”. Ha dichiarato di recente, illustrando la sua prospettiva sulla viticoltura e la produzione di vino nel Sud Italia, in cui crede fortemente. “Il presente e il futuro di queste zone può davvero essere brillante poiché oltre ad affrontare il global warming, offre un ventaglio di vitigni autoctoni di grande interesse e personalità”.
La riscoperta dei vini del Sud Italia
Dopo aver esplorato l’attuale panorama enologico del Sud Italia ed aver evidenziato il notevole potenziale enoico del Mezzogiorno, ha anche constatato l’importante sviluppo tecnologico nelle cantine del Sud Italia al fine di migliorare la precisione dei prodotti con minore apporto di prodotti chimici. Uno dei punti di forza evidenziati dall’enologo, come si diceva, è la ricchezza di vitigni autoctoni che si sono adattati al clima e alla cultura del territorio nel corso del tempo. Esprime ammirazione, ad esempio, per la tenacia del vitigno Gaglioppo in Calabria, che resiste al caldo maturando lentamente e con gradazioni contenute., e questo dimostra l’unicità delle varietà autoctone rispetto alle varietà internazionali, che spesso richiedono impianti di irrigazione costosi e poco duraturi. “Considero il Sud una terra bellissima con una grande storicità nella produzione del vino; la Calabria, anche detta Enotria, è stata tra le prime zone ad allevare la vite. Il suo vino veniva offerto nell’Antica Grecia ai vincitori delle Olimpiadi. Il mio lavoro si fonda sulla purezza dei vitigni, purezza che ne svela la vera essenza e la bellezza propria del vino risiede appunto nella purezza e nell’autenticità.
Il futuro dell’enologia è nell’identità dei territori
“Questo approccio, inoltre, è perfettamente in linea con l’evoluzione delle preferenze dei consumatori (l’occhio al mercato non può essere di secondo piano, n.d.r.) che cercano sempre più la qualità e l’autenticità” sottolinea Vagaggini. “Il Sud Italia è una regione che vanta un eccezionale potenziale enologico. I tanti vigneti antichi, con viti mature, spesso allevate ad alberello, mostrano una notevole resistenza agli stress ambientali, rendendoli adatti al crescente caldo”. Tra le varietà autoctone ritenute più giuste in questo senso l’enologo individua in Sicilia il Nerello ed il Nero d’Avola; in Puglia il Nero di Troia; in Campania l’Aglianico; in Calabria il Magliocco e il Gaglioppo. Tra i bianchi il Pecorello in Calabria, l’Inzolia in Sicilia e il Biancolella in Campania. “Inoltre – conclude-, sono spesso più eleganti e fini rispetto a quelli del centro-nord Italia. Gradazioni contenute, spesso sotto i 13 gradi, colori tenui e corpo sottile, rendono questi prodotti molto contemporanei e di grande bevibilità. I nomi dei vitigni spesso ingannano: sono molto belli ma fanno erroneamente pensare a prodotti molto coloriti e potenti”. Jacopo Vagaggini ha, dunque, un messaggio chiaro per il mondo enologico: questo è il percorso per creare esperienze vinicole autentiche e di qualità, rafforzando l’identità dei territori. La natura ci pone delle sfide ma è la natura stessa a dare le risposte, quelle efficaci, quelle consone, e non quelle di quattro imbrattatori senza cervello.
Emanuela Volcan