Roma, 29 ott – Il Tribunale di Genova ha condannato il giornalista Lorenzo Tosa – direttore di Next quotidiano – per aver diffamato l’ambasciatore Mario Vattani, attuale Commissario generale per l’Italia a Expo 2025. I fatti risalivano al 2021, quando Vattani fu designato ambasciatore d’Italia a Singapore e Tosa promosse sul sito “change.org” una petizione per revocare la sua nomina: nella petizione si faceva riferimento a presunte “condotte violente”, relative a fatti risalenti al 1989, per le quali però il diplomatico era stato già assolto “per non aver commesso il fatto”.
Tosa, odiare ti costa
“Un chiaro esempio di travisamento e manipolazione di uno specifico fatto storico”. La sentenza conferma il provvedimento emesso in sede cautelare dal Tribunale di Genova, che, già nel 2021, aveva ordinato a Tosa di rimuovere la petizione. Nella sentenza si legge molto esplicitamente: “una distorsione rispetto all’intento informativo dell’opinione pubblica”. Una sonora mazzolata per Lorenzo Tosa, che era diventato famoso per le sue petizioni sulla “libertà di espressioni” e contro “l’odio in rete”: una di queste – manco a farla apposta – titolava “L’odio ti costa“. Un modo di agire che anche secondo i giudici non integrava il diritto di critica, ma la diffamazione. Nei giorni scorsi, a ridosso dell’udienza conclusiva della causa civile, in difesa del direttore di Next quotidiano si era schierato l’Ordine dei giornalisti, che aveva definito addirittura “intimidatoria” l’azione legale intrapresa da Vattani, che intanto fa sapere: “Non nascondo la mia soddisfazione per questo provvedimento del Tribunale di Genova che segna in maniera netta il confine tra ciò che è diritto di critica, e ciò che invece è una deliberata aggressione alla reputazione di un individuo, e non fa altro che intossicare il dibattito. Sono provvedimenti importanti che hanno rafforzato in me la convinzione che non bisogna mai rinunciare a far valere le proprie ragioni in sede legale di fronte a questi linciaggi mediatici”. Gli fa eco l’avvocato Domenico Di Tullio: “Ha vinto il diritto alla reputazione e all’immagine, che oggi con la comunicazione tramite social media è molto sensibile agli attacchi sleali e diffamatori condotti da piccole realtà d’opinione organizzate. Il Tribunale di Genova riconosce la capacità lesiva del travisamento e della distorsione dell’informazione e la corregge – conclude – con una pronuncia impeccabile”.
Sergio Filacchioni