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Guida semiseria per sopravvivere alle feste di Natale

by Roberto Johnny Bresso
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feste di Natale

Roma, 17 dic – “Un’altra festa. Era un dovere, per Stevie, quasi un obbligo. Il capodanno non finiva mai. Solo verso il 4 di gennaio le cose si calmavano un po’, e tra una festa e l’altra cominciavano a vedersi delle brevi pause. Poi l’intervallo si allungava e poco alla volta tornava la settimana normale, con le feste al fine settimana”. Scriveva così Irvine Welsh nel suo romanzo di debutto Trainspotting, parlando delle festività natalizie. E chi non ha mai pensato che durante le feste ci vorrebbero giorni composti da 24 ore? Tra cene, bevute, regali, serate, concerti e partite hai voglia a pensare che questo sia un periodo come tutti gli altri. E, in fondo, non lo è e non serve neppure essere religiosi per farsi trasportare dall’aria di festa.

Il bombardamento di Natale

A Natale poi possiamo sentire Fairytale of New York dei Pogues (anche se qualche pazzo farneticante la vorrebbe censurare), urlando a squarciagola il ritornello e poi ahimè la morte di Shane MacGowan quest’anno ce la rende ancora più malinconica (a proposito, tocco di classe di Shane che prima di salutarci ha lasciato pagato un conto di diecimila euro al suo pub di fiducia per un’ultima giornata di folli libagioni dopo il suo funerale), possiamo urlare con i Ramones che a Natale non abbiamo voglia di combattere, possiamo augurare a tutti Buon Natale insieme a quei geni tamarri degli Slade, o, ancora, aspettare la notte dei regali insieme agli A.D.L. 122. E anche, perchè no, andare sul classico con gli Wham. In fondo, con qualche pinta in corpo, qualsiasi canzone natalizia la possiamo trovare accettabile.

Se le cene coi colleghi di lavoro vi paiono troppo noiose potete sempre scappare al Rock dello Zio Bob a festeggiare con “i cani che vi sbraneranno” dello Shadwell Town (quella del film I.D. sì che è una signora festa di Natale!), per poi tornare a casa a vedere Una poltrona per due. Non potete poi mancare di bervi qualche bicchiere con Babbo Bastardo, prima di partire per fare capodanno a Cortina insieme al Dogui. E magari vi commuoverete guardando La vita è meravigliosa o il toccante racconto finale di Smoke, con protagonista Harvey Keitel.

Dal classico al profano

Tutto questo mentre leggete il Canto di Natale di Charles Dickens (che resta sempre, per distacco, la cosa più bella che essere umano possa scrivere sul Natale), aspettando di guardare le partite di Premier League e quest’anno pure della Serie A. Ma perché esiste l’usanza, prima civica e poi sportiva, del Boxing Day, vale a dire la consolidata tradizione britannica di disputare le partite il 26 dicembre? Nel Regno Unito, durante il giorno di Santo Stefano, che non era ancora una festa ufficialmente riconosciuta (lo divenne nel 1871), le famiglie più abbienti erano solite donare ai più bisognosi o ai propri dipendenti delle scatole (da qui il termine boxing) contenenti doni di vario genere, che potessero rivelarsi utili nella vita di tutti i giorni.

A consegna regali avvenuta gli uomini si dedicavano a svaghi di vario genere e, ovviamente, il più popolare era il calcio. La prima partita in questa giornata fu disputata nel 1860 e vide lo Sheffield FC (la squadra più antica del mondo) battere 2-0 l’Hallam FC. La partita riscosse un così grande successo di pubblico che dall’anno successivo divenne usanza consolidata organizzare partite in questo giorno, partite alle quali iniziarono ad assistere non solo i tifosi più accaniti, ma anche gli spettatori occasionali, tanto che, solitamente, in Inghilterra gli stadi nel giorno del Boxing Day registrano il 90% dei biglietti venduti, segno che la ricorrenza è considerata ormai una vera e propria tradizione del mondo britannico, un tributo del mondo del calcio all’intera comunità, in questo giorno unita più che mai. Lo stesso avviene anche nel rugby, mentre all’ippodromo di Kempton Park, nel Surrey, si disputa il King George VI Chases, per importanza la seconda corsa ad ostacoli del Regno Unito. Insomma, comunque la pensiate su queste feste, c’è sempre un motivo per onorarle, perché in fondo il Natale è solo un pretesto. O forse no? E poi volete mettere la soddisfazione perversa di sfoggiare un orrendo maglione natalizio della vostra squadra del cuore senza sembrare totalmente stupidi?

Roberto Johnny Bresso

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