Roma, 4 mar – Questioni nazionali e respiro continentale, energie centripete e forza tranquilla. Non venga tratto in inganno il lettore: stiamo parlando di musica e non (direttamente) di politica. O forse no. Siamo in Emilia-Romagna, dove nei giorni scorsi – e in particolar modo nelle terre che furono del Ducato – si è tanto discusso di Concertocrazia, l’evento sonoro organizzato dai ragazzi del Bastione di Parma. Sabato scorso eravamo in zona, giusta occasione per prendere appunti. Su chi c’era e chi contestava.
Le contromanifestazioni antifasciste
Partiamo dai secondi. Ovvero dalla stessa fazione che tra una cinquantina di giorni tornerà a raccontarsi di come il 25 aprile sia divisivo solamente per chi la può pensare diversamente da Anpi e compagnia cantante. Prima considerazione: l’antifascismo è ancora un collante? A quanto pare no. La stanca e non più definita presa di posizione nei confronti del mondo – quel prefisso composto da quattro lettere può essere applicato pressoché a tutto – con ogni evidenza non riesce più ad unire nemmeno la sola sinistra. Lo abbiamo visto, ad esempio, nel giorno di San Marco del 2024 tra arresti, tensioni varie ed incassi rubati.
E questo sabato parmense non ha fatto altro che confermare la sensazione. Quante contromanifestazioni ci sono state? Strano a dirsi, ma è difficile capirlo. Sicuramente ha avuto luogo nel tardo pomeriggio il corteo istituzionale, dalla formula ormai consolidata. Molte sigle e – in proporzione alle potenzialità – pochi partecipanti. Bandiere rosse e capelli bianchi. Dev’essersi poi svolta, più o meno in contemporanea, anche la sfilata promossa dal “Coordinamento Antifascista”: al momento non sappiamo come sia andata in termini di adesioni (ma possiamo comunque immaginarlo). Qualcun altro ha invece presidiato i già tristemente noti spazi di Via Testi. Anche nella realtà emiliana, insomma, i compagni sono più divisi che mai: alla fine dei conti la montagna, dopo il clamore settimanale, ha partorito il topolino.
Concertocrazia: centinaia di ragazzi da tutta Europa
Eccoci quindi in Via Toscana, dove centinaia di ragazzi (e ragazzi, giovani e meno giovani) hanno affollato i locali interni e il cortile esterno del Bastione. Fatichiamo quindi, come ha cercato di fare la stampa locale, a derubricare il tutto a semplice ”concerto alternativo” di musica “non conforme”. Innanzitutto perché Concertocrazia è stata l’affermazione senza la quale la divisissima sinistra non si sarebbe mai mossa.
Ma c’è di più. Nel commentare gli arrivi da tutta Italia, interessante l’annotazione – nel suo asettico trafiletto – della Gazzetta di Parma: “i diversi dialetti e accenti non mentono”. Fa parte, come abbiamo scritto ieri su queste pagine, del plus culturale. Tanto italiano quanto europeo. Sì, perché a Concertocrazia sono giunti – letteralmente – da ogni angolo del continente: francesi, spagnoli, tedeschi, svedesi, lituani, rumeni, cechi, inglesi. Non solo: abbiamo visto gente-che-fa-politica insieme a persone magari totalmente avulse da ogni contesto di militanza. Allo stesso bancone, per un sentire comune.
“Tra le stelle e altri pianeti”, ha cantato uno dei gruppi più attesi – gli ZetaZeroAlfa. E cos’è il nostro microcosmo se non una riproduzione del macrocosmo? Piccoli particolari da cogliere nel tempo dei grandi spazi. In quella “cittadella” di libertà le note delle quattro band che si sono susseguite non hanno solo illuminato una fredda notte italiana. Hanno ravvivato la fiamma dell’Europa.
Marco Battistini