
L’ambizioso progetto prevede circa 2000 km di tubazioni sottomarine che trasformeranno il Mediterraneo Orientale in un “hub energetico” come era già nei piani di Cipro, Israele e dell’Italia grazie alle recenti scoperte nella zona del Levante israeliano e di Cipro: già a dicembre del 2015 l’Ad di Eni, Descalzi, aveva affermato, parlando dei recenti accorti energetici col governo di Nicosia, che l’obiettivo era di “mettere a fattore comune le risorse future e le infrastrutture di trasporto e di export di Israele, Cipro ed Egitto, l’area potrebbe diventare un hub regionale del gas e fornire anche un importante contributo alla sicurezza energetica europea”.
Dall’accordo sull’East Med sembra per il momento essere assente l’Egitto, che grazie alla scoperta di un supergiant nel fan del Nilo ha stravolto la dinamica geopolitica dell’area passando da importatore ad esportatore, ma crediamo che Il Cairo si appoggerà necessariamente alla nuova pipeline israeliana.
Il piano prevede un investimento privato di 6/7 miliardi di dollari per la costruzione di un gasdotto sottomarino di 2200 km, il più lungo al mondo, entro il 2025. La nuova linea collegherà, se tutto andrà secondo i piani, la zona del Mediterraneo Orientale all’Italia e quindi all’Europa, che vede arrivare questa importante risorsa principalmente dai giacimenti della Russia e del Mare del Nord; giacimenti che sono destinati ad esaurirsi in una manciata di lustri a causa dello sfruttamento ormai decennale. La nuova connessione alle riserve dell’offshore cipriota e israeliano rappresenta così, secondo l’Ue, una importante fonte di diversificazione che garantirà l’approvvigionamento di gas per le prossime decadi. “Supportiamo il progetto East Med e auspichiamo il rapido completamento della fase di studio” ha detto Miguel Arias Cañete, Commissario Europeo per l’Energia e il Clima, aggiungendo che confida che il piano riceverà il finanziamento adeguato dall’Unione Europea che lo considera un progetto di interesse comunitario. Per questo Bruxelles ha già finanziato gli studi di fattibilità del progetto che sono stati condotti dalla IGI Poseidon, una joint venture “50 – 50” formata dalla italiana Edison e della greca Depa Group.

Paolo Mauri
1 commento
Al posto di allacciare rapporti più intensi con la Russia di Putin antiglobalista che anche dal punto di vista energetico è un Colosso con la C maiuscola rispetto a Israele, l’Italia si va a legare energeticamente a Israele e addirittura a Livorno fa scaricare shale gas made in USA!!
Chiaramente tutto contro l’interesse nazionale italiano e tutto invece a favore di USAI !!
Povera Italia!!
Saluti.
Fabrice
1PS USAI = United States of America and Israel !!
2PS basta pensare alla FIAT che al posto di fare l’accordo con i migliori al mondo ossia i giapponesi dellla Toyota, lo andò a fare con la Chrysler degli americani, per poi sparire dall’Italia dopo aver preso vagonate di soldi pubblici italiani!!