Otto anni dopo la città fa ancora tanta fatica a ripartire, nonostante i cantieri aperti siano 600 e quelli completati circa 8mila, per lo più privati. Si stima che la ricostruzione del centro storico e delle frazioni più importanti venga completata entro il 2020, due anni dopo quella dell’intero territorio comunale e entro il 2025 quella di tutti i comuni interessati dal cratere. I dubbi che restano, però, sono molti. Dal 2010 a oggi è stato ricostruito il 54% del centro storico dell’Aquila e l’84% della periferia, tra edifici privati e pubblici.
Dati aggiornati al 31 marzo scorso parlano di 8.876 persone ancora alloggiate nei Progetti Case e 2.272 nei Map (moduli abitativi provvisori). Delle 4,5 milioni di tonnellate di macerie prodotte dal terremoto, una cifra a cui si devono aggiungere quelle provocate dalla ricostruzione, ne sono state rimosse 2,8 milioni.
In tutto le stime dicono che per la ricostruzione completa del cratere del terremoto serviranno 25 miliardi di euro. Una cifra paragonabile all’intero Pil della regione Abruzzo. Per la ricostruzione privata fino a oggi sono stati concessi 6 miliardi e 237milioni di euro per il comune dell’Aquila, e 1 miliardo e 334 comuni per i comuni del cratere.
Solo una scuola su due ha riaperto e ancora oggi ci sono migliaia di bambini che frequentano scuole allestite nei container, che però erano stati progettati per durare quattro anni. I segni del tempo si vedono tutti e con essi i gravi problemi legati al riscaldamento e al sistema fognario. I 44 milioni di euro destinati alla ricostruzione delle scuole sono fermi dal 2013.
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