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Piazza Pulita, processo kafkiano in onda. Ma CasaPound vince lo stesso

by La Redazione
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Roma, 1 dic – “Non importa che se ne parli bene o male. L’importante è che se ne parli”. Non è sempre azzeccato l’inflazionato aforisma di Oscar Wilde, dipende sempre dall’argomento in questione. Se poi di qualcuno o qualcosa si tende sempre a parlarne male vale la legge della propaganda, che affonda o innalza a piacimento. La metodica crocifissione mediatica che subisce CasaPound è in fondo un’operazione meno sopraffina, è un cieco attacco ideologico. Un giornalismo che si pretende imparziale finisce sempre per identificare un nemico da mettere alla gogna, altrimenti nell’asettica disamina del reale rischia solo di parlare a se stesso. Il nemico in questione oggi è forse più di ogni altro il movimento della tartaruga frecciata, perché non ha padrini e sfugge alle etichettature superficiali. Nonostante questo ottiene risultati elettorali, suscita simpatie e antipatie, desta curiosità, ma soprattutto risveglia una passione politica che in Italia sembrava morta e sepolta in un disincanto generale che annichilisce i più.

Quando allora si invitano in tv gli esponenti di CasaPound, eventi comunque rari, lo share delle trasmissioni aumenta sempre esponenzialmente. E’ il caso della puntata di ieri di Piazza Pulitica, il talk show condotto da Corrado Formigli, grazie alla presenza in studio di Simone Di Stefano, segretario nazionale di CasaPound, che è stato seguito da 912 mila spettatori a fronte dei 758 mila della scorsa puntata. Non è un nostro scoop, i presentatori e i giornalisti che lavorano in tv sanno benissimo che Cpi buca lo schermo forse più di ogni altro movimento politico. Quindi che fare? Si può continuare a ignorarlo dandosi alla censura preventiva? Non sarebbe serio né onesto, dando per scontato che serietà e onestà animino i giornalisti che si pretendono democratici e imparziali. Ecco allora che di fronte all’incapacità di confrontarsi normalmente con il preteso nemico, si finisce per inscenare un processo kafkiano.

Esattamente quello che ieri sera è andato in onda a Piazza Pulita. Un teatrino dell’assurdo più che un talk show, talmente farsesco da essersi spinto a mandare in onda un’inchiesta video farlocca da suscitare ilarità anche sui social. Volti degli intervistati oscurati, una giornalista tarantolata talmente imparziale da essere nota per frequentare la Leopolda e andare a braccetto con gli esponenti locali del PD, e che curiosamente prima che a qualcuno arrivi un avviso di garanzia lei ha già letto le carte che lo riguardano. Era tutto così surreale ieri sera a Piazza Pulita, a parte la calma signorile di Simone Di Stefano, esponente di un movimento politico che quando ottiene l’8% a Lucca si pensa bene di ignorare e quando centra la stessa percentuale a Ostia si tenta di accostare alla mafia, in un municipio dove le elezioni le ha vinte il M5s e quando è stato sciolto per mafia era guidato dal Partito Democratico. Eppure a ben vedere tutti coloro che ieri sera hanno partecipato a Piazza Pulita erano consapevoli che uno dei principali drammi di Ostia è l’emergenza abitativa, con le organizzazioni criminali che ci sguazzano. Peccato che nessuno, a parte proprio il segretario di CasaPound, avesse la benché minima idea e di conseguenza proposta sul come risolverla questa emergenza. Ecco perché Simone Di Stefano in tv fa tanta paura, perché di fronte alle tante caricature del Barone Rampante lui è reale. E’ un uomo del popolo, che parla con il popolo, che sa ancora cos’è un popolo. E per questo lo difende, anche se tentano di inchiodarlo a un asse di legno.

Eugenio Palazzini

 

 

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3 comments

ITALIANO SCOCCIATO 1 Dicembre 2017 - 5:34

Avanti così nella palude dell’informazione, qualcuno si fa strada in maniera limpida.
Bravo Di Sferano

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Dino Rossi 1 Dicembre 2017 - 7:00

Di Stefano un vero signore! Anche quando provocato non si lascia mai trascinare nella caciara in cui sono maestri i soloni di sinistra. Avanti così CPI!

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Fabrice McFab 1 Dicembre 2017 - 7:54

“Non importa che se ne parli bene o male. L’importante è che se ne parli”, Oscar Wilde

Oscar Wilde non faceva politica, faceva a modo suo spettacolo per quell’epoca….!!

Comunque, la politica spettacolo è frutto della società dello spettacolo ( ci hanno fatto anche un libro!! ) e Casapond se si vuole distinguere come si deve nel mediocre panorama politico italiano dovrebbe evitare del tutto la politica spettacolo perchè non ne ha alcun bisogno in quanto ha contenuti politici orginali che faranno sempre più presa in questo momento storico se verranno pubblicizzati come si deve, piuttosto molto meglio andare solo se si parla per confrontorsi sui contenuti politici e non invece per fare politica spettacolo che è una roba che non serve a niente, anzi può essere anche controproducente per un movimento come Casapound!!

Saluti.

Fabrice

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