Home » Alle radici del “White Trash” inglese

Alle radici del “White Trash” inglese

by Roberto Johnny Bresso
0 commento
White trash inglese

Roma, 8 set – Le rivolte contro l’immigrazione da parte del proletariato bianco inglese dello scorso mese hanno riportato ben alla luce il fenomeno della “White Trash” (letteralmente “Spazzatura Bianca”), un termine autoironico con il quale la working class britannica definisce se stessa a partire dagli anni Ottanta. Vale a dire milioni di persone che sistematicamente e scientemente sono state messe ai margini della vita sociale dalla politica, prima da quella conservatrice della “Lady di Ferro” Margaret Thatcher, attraverso le sue politiche ultra liberiste, e poi da quella liberal attuale che le ha dimenticate a vantaggio degli immigrati di seconda e terza generazione. Ma vediamo come in due magnifici film per la tv degli anni ’80 tutto questo era già stato ampiamente previsto.

Le origini del “White Trash” e il cinema

Siamo nel 1982 e per la BBC viene prodotta la pellicola Made in Britain, diretta da Alan Clarke, che vede debuttare nel ruolo di attore il grandissimo Tim Roth, che interpreta il protagonista Trevor. Il film si apre, sulle note di UK82 della punk band scozzese degli Exploited, con Trevor, uno skinhead sedicenne, che viene portato al tribunale dei minori per aver lanciato un mattone contro la vetrina di un negozio pakistano. Da lì verrà trasferito in un centro minorile dove dovrà rimanere fino a che non avrà trovato un’occupazione.

Da lì inizierà però l’odissea del ragazzo, il quale, a dispetto di un carattere violento e totalmente antisociale, è però dotato di un’intelligenza fuori dal comune. Proprio la sua spiccata intelligenza infatti non gli permette di accettare il posto che il Regno Unito ha deciso in partenza per quelli della sua classe sociale: andare a scuola dove viene insegnata l’obbedienza e il non contestare mai l’autorità, per poi trovarsi un lavoro che possa consentirgli di mantenere una famiglia. No, Trevor vorrebbe di più e, proprio perché ciò gli viene precluso, allora non vuole proprio niente che non sia scatenare il caos. Ecco perché ha tatuata in fronte una svastica, ecco perché se la prende con gli immigrati, rivendicando la sua razza bianca. Fa tutto questo non per razzismo (l’unica persona per la quale prova una sorta di affetto infatti è il suo compagno di stanza di origine caraibica), ma perché ha ben chiaro chi siano i veri nemici: la politica, l’istruzione e il cosiddetto sistema che hanno fottuto tutti quelli come lui, ma che sono purtroppo intoccabili. E allora non resta che il nichilismo punk. Il film si conclude con l’ennesimo arresto e la strada segnata verso il riformatorio e poi probabilmente verso una vita tra crimine e carcere. Ma il ghigno sardonico di Trevor che chiude il film ci ricorda chi è l’unico uomo veramente libero.

Meantime

L’anno successivo, quasi a proseguire l’ideale trama, è il turno di Meantime di Mike Leigh per Channel 4, con protagonista ancora Tim Roth, insieme a Phil Daniels (il Jimmy di Quadrophenia) e Gary Oldman al suo debutto. Siamo nell’East End londinese all’interno di una famiglia proletaria composta da madre (l’unica a lavorare) e padre e due figli che vivono di espedienti e sussidio. Tim Roth interpreta Colin (un ruolo solo all’apparenza agli antipodi da quello interpretato in Made in Britain), un ragazzo timido e introverso che è però affascinato da Coxy (Gary Oldman), uno skinhead del quartiere dai modi da duro ma nei quali si percepisce tutta la sua fragilità e solitudine. Coxy, proprio come Trevor, rivendica il suo essere bianco in un quartiere nel quale stanno arrivando sempre più immigrati, dando così il via ad una futura ed inevitabile guerra tra poveri che accadrà ineluttabile nei successivi decenni. Ad un certo punto la zia, relativamente benestante, offre una sorta di lavoretto a Colin ed il ragazzo sembra inizialmente accettare. Una volta sul posto però cambia idea e torna a casa e la pellicola si chiude con Colin rasato a zero e diventato anche lui uno skinhead. Proprio come Trevor ha deciso di non accettare le regole impostegli dalla società e di vivere alla giornata come il fratello maggiore Mark.

Made in Britain e Meantime sono due opere estremamente potenti ed evocative, sono due tuffi al cuore e sono spaccati su quella che è purtroppo oggi la nostra Europa. Ahimè sono inediti in Italia, ma li potete trovare in lingua originale su YouTube. Fidatevi, ne vale davvero la pena.

Roberto Johnny Bresso

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati