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Bolzano, propaganda antifascista sui muri cittadini: con i soldi pubblici

by Alessandro Della Guglia
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Bolzano, 20 settembre  – Al liceo Pascoli di Bolzano la sinistra si è fatta largo impiegando come ariete la scusa del “combattere l’odio”. Nella giornata organizzata dai dirigenti scolastici in collaborazione con il Comune di Bolzano e il Centro per la Pace, associazione a traino comunale diretta da Caritas, la sinistra locale ha sfruttato i giovani per una sorta di flash-mob antifascista di massa. Decine di studenti accompagnati dai docenti nei quartieri popolari per rimuovere adesivi e manifesti di area patriottica. Gli studenti hanno potuto imparare da ‘Cibo’, artista di strada degli ambienti dell’estrema sinistra veronese, a imbrattare con bombolette spray i muri della città, ricoprendo croci celtiche e altri simboli identitari con murales raffiguranti frutta e verdura.

Fondi pubblici per cosa?

Tutto ciò però è avvenuto attingendo dal tesoretto di 100mila euro di fondi pubblici che l’amministrazione comunale riserva ogni anno al Centro per la Pace, noto per essere considerato costoso giocattolo del centrosinistra. Oltre al diseducativo impiego di ragazzi per rimuovere ciò che la sinistra non tollera, nel corso di questo strano evento scolastico sono stati distribuiti a scuola decine, se non centinaia di adesivi recanti la scritta “cacapound” all’interno dell’ormai famoso, bistrattato e censurato simbolo dell’associazione CasaPound che a Bolzano esprime tre consiglieri comunali.

“Cibo” è il nome d’arte di Pier Paolo Spinazzè, graffitaro veronese che gira l’Italia a spese dei contribuenti per insegnare ai ragazzi come ricoprire simboli e scritte, ma soltanto quelle di destra, ovviamente. Nonostante la campagna promossa dall’artista di strada sia però contro l’odio sui muri, con il preciso intento di ricoprire simboli “facinorosi” con fragole e fagioli murales, nessun problema sembra invece esserci per le varie scritte “fasci appesi”, “Salvini muori”, “Bonazza crepa”, etc, che campeggiano su alcuni muri del  capoluogo di confine.

Addirittura “Cibo” ha fatto togliere a una studentessa bolzanina un adesivo anonimo con la dicitura Parlateci di Bibbiano, immortalata con tanto di foto sul quotidiano Alto Adige. Non identificabile politicamente, lo slogan “Parlateci di Bibbiano”, è volto unicamente a chiedere giustizia per gli affidi illeciti e le violenze subite dai bambini e dalle loro rispettive famiglie all’interno dell’inchiesta “Angeli e Demoni” che ha smascherato gli orchi del centrosinistra emiliano, compreso il sindaco Pd che in queste ore corre ai ripari segnalando e denunciando i suoi accusatori per diffamazione a mezzo stampa o Facebook.

L’interpellanza di CasaPound

 

“La cosa davvero grave è che per venire a indottrinare i nostri studenti e insegnar loro a insudiciare i muri della città, questo signore improvvisato ‘artista’ è pagato dal Comune di Bolzano – dichiara a Il Primato Nazionale il consigliere comunale di CasaPound Andrea Bonazza – Pagato dai cittadini per fare politica nelle scuole e scarabbocchiare sui muri della collettività in nome di una rossa appassita ideologia verdurara”. Secondo Bonazza, consigliere più votato di Bolzano, tutto ciò lo si deve proprio all’associazione promotrice della grossolana iniziativa, contro la quale si scaglia abitualmente in Municipio. “Si, perché il Centro per la Pace, lo dico da anni, è il giocattolino della sinistra che costa ai contribuenti oltre 100mila euro all’anno per organizzare iniziative di puro stampo politico“.

A riguardo, oggi il consigliere di Cpi ha scritto l’ennesima interpellanza indirizzata al sindaco e, con i legali del movimento, le tartarughe frecciate stanno vagliando la possibilità di fare un esposto in Procura e una segnalazione alla Corte dei Conti. “Non mollerò di certo la presa finché il Centro per la Pace non verrà chiuso insieme ai rubinetti d’oro che innaffiano di soldi questi antifascisti mascherati da angioletti pacifisti”, dice Bonazza.

Alessandro Della Guglia

 

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