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Cccp: il concerto di agosto, il Dio denaro e la rievocazione storica dei centri sociali

by La Redazione
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Cccp

Roma, 25 ago -Successo incredibile per il concerto dei Cccp a Melpignano, ma in molti non hanno compreso il senso di una rievocazione anacronistica del periodo dei centri sociali che lo stesso Lindo Ferretti ha ribaltato con la fondazione dei Csi.

Cccp, il fondatore e la sua complessità

Poi sul fondatore-affondatore Ferretti si possono dire molte cose: Cccp, fedeli alla linea, filosovietico, poi, antisovietico con la sua Unità di Produzione e Tabula rasa Elettrificata, poi critico nei confronti del politicamente corretto dell’accoglienza dei migranti, in ottica quasi Meloniana o Salviniana e potremmo continuare a lungo sulle acrobazie ideali del leader. Si badi bene, come postulato parliamo di un maestro della musica contaminata, i suoi viaggi virtuali e non hanno offerto a Ferretti la possibilità di attingere a sonorità uniche ed eccezionali.

Per l’orientamento ideale stiamo calmi: questa musica, quella dei Cccp, nata come musica militante oggi è un residuato bellico se la si vuol leggere come un antidoto ideologico del “fedeli alla linea” (quale linea, come i Cccp stessi asseriscono). In realtà Ferretti ed i suoi non da oggi hanno impugnato un anarchismo elementare, nemmeno tanto complesso sul piano esistenziale e nemmeno tanto valido sul piano socio politico. E, successivamente, non va trascurato il merchandising del revival Cccp: mostre, magliette, sponsor, eventi ed altro che risponde a mere esigenze economiche e dunque di natura capitalistica.

La rievocazione dei centri sociali

Al concerto di Melpignano faceva specie e anche un po’ di pena vedere nostalgici del periodo di Lotta continua o dei centri sociali stile Leonkavallo. La musica bellissima, non si discute, un plauso agli organizzatori che hanno compreso il momento e la moda che coinvolge anche le giovani generazioni. Rispetto a queste ultime sono certo e ne ho le prove in tasca che tantissimi giovani hanno voluto trascorrere una serata votata al senso rivoluzionario che, forse, non è da affidare a questi quattro nostalgici.

Flavio De Marco

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