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Davide Cattaneo, vivere di ideali e di eroismo

by Carlo Maria Persano
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Roma, 4 lug – Spesso si sente parlare a sproposito di eroismo e quasi viene da eliminare questo sostantivo, ma poi ci lascia uno che è ha avuto una vita da vero eroe e allora ti viene la voglia di rimettere le cose a posto.

Davide Cattaneo, l’eroismo autentico

Davide aveva la rivoluzione nel sangue fin da ragazzino, fin da quando si formano le prime idee sul mondo e sul prossimo. Da allora non le ha più cambiate e sono state il filo conduttore di tutta la sua vita. Davide è vissuto per i suoi ideali. Per un rivoluzionario non è facile perché ha una visione dei meccanismi sociali molto in anticipo rispetto alle altre persone, spesso troppo in anticipo. Gli altri ci arrivano quasi sempre quando non c’è più niente da fare, uno come Davide ci arrivava tanto prima, ma questa condizione rende molto ardua la possibilità di farsi capire dal prossimo, alle volte crea un fastidio nella società, la quale si sente sollecitata per qualcosa che non comprende bene.E’ il tormento dei rivoluzionari: vedere le ingiustizie e attivarsi, anche da soli, anche con pochi amici, anche con pochi camerati. L’altra difficoltà è il coraggio, più ne hai, più è difficile. Diceva Don Abbondio: “Il coraggio, uno non se lo può dare”. Se non ne hai, non te lo puoi dare, ma vale anche il contrario: se ne hai tanto, non te lo puoi togliere. E così è stato per Davide, un rivoluzionario con un coraggio da leone. Non quel tipo di coraggio che qualcuno può avere la prima volta e per una volta, mentre poi, se la scampa, la volta dopo ci pensa meglio. No, Davide aveva coraggio a ripetizione.

La rivoluzione contro l’ingiustizia

Fu così che a 17 anni si trovò già imprigionato dal nemico nelle patrie galere e con la lusinga di venire considerato quale “minore emancipato”, e quindi non messo nei raggi dei minorenni ma nei raggi dei maggiorenni pericolosi. Faceva bene il nemico a temerlo così, perché Davide era davvero pericoloso per i privilegi della loro casta. Poi, neanche ventenne, Davide trovò la via dell’esilio, senza però perdere la voglia di combattere. Grazie ai suoi studi universitari sulla topografia venne arruolato come volontario nell’esercito Karen, in Birmania. La rivoluzione è ovunque si possa tentare di sanare un’ingiustizia. Era addetto al tiro dei mortai da 80 e da 120 e raggiunse il grado di giovane capitano. Perse la sua fidanzata durante un bombardamento dei nemici e, pochi mesi dopo, anche Davide fu ferito gravemente alla gola da una scheggia. Dovette tornare in Europa ma la società della casta mal lo sopportava e lui mal sopportava loro. Si spostò in Africa dove trovò dei lavori nelle foreste grazie alle sue conoscenze topografiche e iniziò a scrivere delle opere per parlare di rivoluzione.

Una morte prematura

La morte lo ha oggi colto prematuramente in Scozia dove aveva scelto il suo domicilio europeo, ancora dimostrando un coraggio fuori dal comune in questi suoi ultimi momenti. Certo, oltre al suo normale coraggio, si era aggiunto anche il coraggio della fede. E’ stato il fondatore di Avanguardia Nazionale a Monza e resterà per sempre una gloria per quella città e per chiunque condivida nel mondo i suoi ideali.

Carlo Persano     

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