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Davvero sotto il fascismo non si votava mai?

by La Redazione
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Roma, 30 gen – Diceva bene quella poesiola nostalgica, di autore ignoto, che a un certo punto faceva così, riferendosi a Benito Mussolini: “Godevi nel mostrar viso feroce, ma proteggevi Benedetto Croce\ La morte minacciavi coi tuoi cenni, ma salvasti la vita a Pietro Nenni\ Con il nemico non venivi a patti\, ma salvasti la vita anche a Togliatti”…. Proprio così, la cosiddetta dittatura fascista non fu in realtà mai tale, almeno non nei termini descritti dalla propaganda. Una delle bufale più gettonate da post partigiani, sinistre, progressisti e intellettualoidi vari, è quella secondo cui il fascismo, da buona dittatura, aveva abolito d’imperio partiti ed elezioni, poiché naturalmente non c’era libertà né democrazia. Ebbene, non è vero: durante il governo fascista si votò sempre. Solo nel 1939, la XXX legislatura, non si votò, ma poi vedremo perché.
Le prime elezioni politiche dopo la presa del potere del fascismo si svolsero il 6 aprile 1924 (le precedenti si erano svolte il 15 maggio 1921 e avevano visto la vittoria di misura dei socialisti, seguiti dai Popolari e dai Blocchi nazionali, in cui c’erano i fascisti). Si votò con la cosiddetta Legge Acerbo, un proporzionale con voto di lista e un premio di maggioranza, che doveva garantire, nelle intenzioni dei legislatori, la governabilità. Il Partito nazionale fascista ottenne il 64,9 per cento dei voti, seguito dal Partito Popolare italiano col 9 per cento, e dal Partito socialista unitario col 5,9 per cento. I seggi, allora, erano solo 535, e non il doppio come nella repubblica democratica… Ma andiamo avanti. A quelle elezioni si presentarono ben 23 liste, tra cui liberali, repubblicani, il Partito dei Contadini, partiti di sardi, slavi, tedeschi e persino il Partito comunista, che prese il 3,7 per cento e 19 seggi. Quanti seggi prende il Partito fascista in Cina, oggi?
Il 24 marzo del 1929, al termine della legislatura, gli italiani andarono di nuovo alle urne. Vi era, come in tutta Europa, il suffragio universale maschile, ma erano ammessi al voto: coloro che pagavano un contributo sindacale o erano soci di società o enti che pagavano loro tale contributo; coloro che pagavano almeno 100 lire di imposte a Stato, provincie o comuni; coloro che percepivano uno stipendio, un salario o una pensione; i membri del clero cattolico o di altro culto ammesso dallo Stato. Incredibilmente, erano sospesi dal diritto di voto i sottufficiali e i militari di truppa. I seggi erano diventati 400, e le elezioni si svolgevano in forma plebiscitaria, ossia gli elettori potevano liberamente e segretamente dire “sì” o “no” al listone presentato da ogni tipo di ente e di associazione sindacale o nazionale. Quell’anno i “sì” raccolsero oltre il 98 per cento dei consensi e i “no” l’1,5 e nessun seggio. Per curiosità, riportiamo che la più alta percentuale di “no” ci fu nella Venezia Tridentina, con il 6,5 per cento. Su 400 deputati, 201 erano nuovi e gli altri deputati riconfermati, della precedente o di altre legislature.
Cinque anni dopo, il 25 marzo del 1934, gli italiani furono di nuovo puntualmente chiamati alle urne. Si votò sempre il forma plebiscitaria e con le stesse regole del 1929, ma il risultato fu del 99,85 in favore del “sì” con un dissenso ridotto allo 0,15 per cento in favore del “no”. Ribadiamo che per il sistema complesso di votazione la segretezza del voto era comunque garantita e in ogni caso si poteva anche annullare la scheda se proprio si aveva timore di votare “no”. Nel 1939, le cose andarono diversamente, le Camere furono sciolte il 2 marzo e i deputati furono tutti nominati. La Camera dei deputati fu sostituita dalla Camera del Fasci e delle Corporazioni. La legislatura, la XXX, fu dichiarata conclusa il 5 agosto del 1943 a causa dello stato di guerra. Mussolini non fu più capo del governo ma lo divenne Pietro Badoglio.
Antonio Pannullo

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7 comments

maxario 30 Gennaio 2018 - 11:02

Se il nostro voto di cittadini contasse veramente, i veri “padroni” non ci farebbero mai votare.
La democrazia è solo una bugia

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Raffo 30 Gennaio 2018 - 1:10

Innanzitutto morte , sempre e in ogni caso
, al traditore badoglio , poi come purtroppo sappiamo i libri di storia li scrivono i vincitori sul sangue degli sconfitti……. Per cui tutte le stronzate scritte sul fascismo solo negli ultimi anni trovano una revisione neutrale……la realtà è che agli italiani,ormai pochi,piace e piaceva un paese ordinato ,con qualche regola rispettata e qualche delinquente in galera……da ciò il plebiscito di allora e l’interesse di oggi per le idee di CasaPound sono l’esempio di come gli ideali di patria e onore siano attuali e imperituri.

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Davvero sotto il fascismo non si votava mai? | NUTesla | The Informant 31 Gennaio 2018 - 12:02

[…] Author: Il Primato Nazionale […]

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maraemonti 20 Febbraio 2020 - 1:49

Facscisti falsi e ruffiani

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maraemonti 20 Febbraio 2020 - 1:52

Facscisti vergognatevi in meno di 20 anni avete ridotto l’Italia come un paese del 3′ mondo.

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A.E. 25 Aprile 2020 - 10:06

Visto che alle elezioni plebiscitarie c’erano due schede, una per il SI ed una per il NO, e l’elettore doveva consegnare solo la scheda che aveva votato, forse abbiamo un diverso concetto di voto segreto.

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