Home » “Decalogo italiano per i tempi bui”: un primo, faticoso passo contro l’odio per la Nazione

“Decalogo italiano per i tempi bui”: un primo, faticoso passo contro l’odio per la Nazione

by Stelio Fergola
0 commento
Decalogo italiano per i tempi bui

Roma, 28 sett – Ci sarebbero tante cose da dire su Decalogo italiano per i tempi bui. Troppe. Ci limiteremo a parlare non tanto del contenuto del libro (molto breve, ma estremamente “denso”, che va letto perché in ogni caso tenta, con spirito di buona fede e di amore, di rilanciare in questa povera Nazione il bene per sé stessa), ma del suo spirito e della sua autrice. Kristel Kaaber, estone naturalizzata italiana, proprio non ce la fa a capire perché l’Italia sia abitata da un popolo così incapace di valorizzare sé stesso e soprattutto di volere bene a sé stesso. E non possiamo che darle ragione.

L’autrice

Il fatto che a scrivere e a impegnarsi tanto in una battaglia simile sia chi ha sposato appieno il suo Paese d’adozione, al punto da sentirsi italiana a tutti gli effetti (il che non è affatto uno scandalo: specialmente per motivi familiari, le naturalizzazioni esistono dalla notte dei tempi, non le ha certamente inventate il progressismo globalista che vorrebbe farci invadere da milioni di persone provenienti quasi sempre da galassie completamente diverse dalla nostra: aggiungo, sono le sole e uniche forme di reale e sostanziale “conversione nazionale” a poter funzionare, insieme a rarissimi altri casi). Il suo profilo è essenziale per capire meglio il “cuore” del libro, che è quello di chi, proveniente dall’estremo nord est, ha trovato nel Belpaese la sua Patria, chiedendosi come sia possibile che un popolo così straordinario come quello italiano non si renda conto della sua eccezionalità.

Peggio ancora: come esso ignori continuamente i difetti altrui concentrandosi sui propri, in un modo che, con l’autocritica, non c’entra niente. E allora via di sacrosanti riferimenti già nell’introduzione agli scandali che hanno animato l’Italia quanto la Francia e la Germania sul finire del secolo scorso, che non si capisce come siano diventati nell’immaginario collettivo addirittura esclusiva nostrana (ci riferiamo, ovviamente, alla cosidetta “Mani pulite”, anche se – questo lo aggiungiamo noi – andrebbe ricordata comunque la sua natura ormai inconfutabile di colpo di Stato, più che di una genuina “operazione di giustizia”). E allora via dell’analisi di un fenomeno culturale molto importante, come quello della commedia all’italiana, in grado di convincere gli italiani medesimi di essere soltanto furbi, disonesti, trafficoni, dimenticandosi che proprio della commedia è esattamente caratterizzare i personaggi per renderli più divertenti, e in quanto tale logicamente incline alla caricatura. Certo, anche qui potremmo aggiungere che la colpa stia semmai nel non aver accompagnato niente di culturalmente rilevante a sostegno della gloria della storia italiana in quegli anni, ma solo di essersi concentrati su argomenti debilitanti e autocommiseranti (si pensi allo stesso Neorealismo, capace di descrivere il “reale” delle miserie e delle disgrazie, ma mai quello di un Paese che economicamente stava spiccando il volo, o di rimembrare le pagine mitologiche del Risorgimento e della Grande Guerra). Come detto nell’introduzione, però, dovremo provare ad essere sintetici.

Decalogo italiano per i tempi bui

Decalogo italiano per i tempi bui ha un indubbio merito: citare gli autori e i personaggi da un punto di vista patriottico. Il che è di per sé una merce oggi rarissima, dal momento che siamo spesso spaccati ideologicamente e di principio su questioni che non ci permettono di valutare neanche la remota possibilità che un italiano, qualsiasi italiano, possa voler difendere la Patria. L’invito è di leggerlo pensando soprattutto a questo.

L’ingenuità di fondo, probabilmente, sta nella cultura di provenienza dell’autrice, indubbiamente più di sinistra che di destra (per semplificare, ovviamente). Ricorda, con tutte le dovute differenze, il tentativo perpetrato da un grande giurista come Norberto Bobbio negli anni finali della sua vita, quando ricercò con una certa insistenza un “patriottismo” che non fosse ascrivibile esclusivamente a posizioni politiche “di destra”. La triste realtà è che da sinistra  è esplosa quella bolla di anti-italianità già presente nella cultura cattolica anti-unitaria, con cui ha cementato una “curiosa alleanza” sul tema in un secondo dopoguerra che, se da un lato slanciava menti e ingegno per un Paese che si sarebbe rialzato in tempi record, dall’altro abbandonava qualsiasi progetto di sviluppo della Nazione, come del resto fin troppo spesso ricordato da storici come Emilio Gentile (non certamente imputabile di simpatie fasciste, per usare un eufemismo). Una bolla di anti-italianità che è diventata trasversale e ha coinvolto anche la destra: Indro Montanelli – citato nel libro su un pensiero che ben identifica il pessimismo cosmico che ha nutrito per decenni intere generazioni di italiani – ne è un esempio lampante.

Sullo sfondo di dibattiti che potrebbero durare all’infinito, c’è un’Italia da ricostruire. Magari ricordando l’italianità di personaggi come Adriano Olivetti e lo stesso Italo Calvino, come il testo giustamente sottolinea. Ma anche di superare “l’ingenuità partigiana”, scoglio assai difficile in chi probabilmente ci è nato o ci si è formato, o travalicare il fatto che alcuni personaggi di quell’universo magari avranno anche creduto altrettanto ingenuamente di servire la Patria (non capendo comprensibilmente cosa stesse accadendo) è forse il passo da evidenziare in senso critico. Che si cerchi la Patria “da sinistra” (perdonate la enorme semplificazione) è comunque un aspetto enormemente positivo. Decalogo italiano per i tempi bui è una lettura da iniziare anche solo per questo motivo. Perché rappresenta un primo, faticoso passo contro l’odio per la Nazione. Pieno di entusiasmo e di amore. Al quale, si spera, seguiranno molti altri. Con l’unica realtà utile da far emergere, ovvero: un nuovo pensiero. A patto di comprendere da quanto tempo siamo schiavi, da quanto tempo subiamo un lavaggio del cervello utile alla nostra auto-distruzione. Insomma, con la promessa futura almeno di tentare di capire perché gli italiani non siano orgogliosi di sé stessi e i punti di partenza – molto più recenti di quanto si pensi – di questa degenerazione di massa. Solo così la “missione impossibile” della Kaaber diventerà finalmente un reale orizzonte. Allora vorrà dire che saremo usciti davvero dal guado.

Stelio Fergola

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati