Roma, 4 lug – Lufthansa ingloba Ita Airways e pone fine alla storia delle compagnie di bandiere italiane, ma per l’Ansa si tratta di “nozze”, il che presupporrebbe un’associazione alla pari da due soggetti, di qualsiasi genere essi siano (no, non è una marchetta agli Lgbt, tranquilli).
Lufthansa e Ita Airways, per l’Ansa sono “nozze”
Si tratta di una storia tristemente nota da almeno due anni: l’Italia non avrà più una compagnia aerea di bandiera. Lufthansa di fatto compra Ita Airways, ovvero l’ultimo scampo rimasto di autonomia nel settore rimasto al nostro Paese, nato dalle ceneri della ben più rilevante Alitalia. In ogni caso, sulle modalità non c’è nessun dubbio: acquisizione prima parziale (il 41% del pacchetto attraverso un aumento di capitale di 325 milioni di euro), in una seconda fase totale (entro il 2033, per un investimento totale di 829 milioni).
L’Agenzia nazionale della stampa italiana, in ogni caso, ha voglia di prendere in giro gli italiani stessi e forse di deriderli pure. Si legge “le nozze tra Lufthansa e Ita”. Insomma c’è il solito inganno: inglobare ma mascherandola da “fusione”, fatto già avvenuto per Fiat, del resto, nell’affare che ha poi generato Stellantis. L’Italia perde pezzi giganteschi della sua potenza ma la stampa nazionale decide di evitare la questione. Bravi, cari colleghi.
Indovinate chi celebra il “matrimonio”?
Strano, curioso, bizzarro che a “celebrare” le disgrazie italiane ci sia sempre di mezzo la fantastica, stupenda e incommensurabile Unione europea. La quale, tanto per cambiare, benedice “l’accordo”. La vicepresidente della Commissione Margrete Vestager commenta asserendo di aver valutato molto attentamente l’operazione e che in tal senso “era necessario evitare che i passeggeri finissero per pagare di più o ritrovarsi con servizi di trasporto aereo minori e di qualità inferiore su determinate rotte in entrata e in uscita dall’Italia. Il pacchetto di rimedi proposto da Lufthansa e dal Mef risponde pienamente alle nostre preoccupazioni in materia di concorrenza garantendo che rimanga un livello sufficiente di pressione concorrenziale su tutte le rotte pertinenti”.
Ma questo ci interessa poco. A far male è il solito beneplacito: niente che ci sorprenda, cosa dovrebbe interessare agli stranieri dei nostri capitomboli? Il problema però si rivela in tutto il suo dramma quando a non interessarsene sono gli italiani stessi, come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che così si esprime: “”Oggi chiudiamo una storica e annosa vicenda, quella del vettore nazionale e poi Ita, questo è un successo per questo governo, un successo italiano, europeo e tedesco, anche rispetto ad un durissimo negoziato”. Inoltre, “la soluzione positiva avviene con un operatore come Lufthansa che ci conforta e consente di sviluppare il traffico aereo da e per l’Italia, di sviluppare l’economia italiana, Roma diventerà l’hub di riferimento per l’America e l’Africa”. Ora, tutto va bene, caro ministro (anzi, tutto va male), ma almeno evitiamo la parola “successo”, grazie.
Aurelio Del Monte