Siena, 26 ago – Dopo sei anni di ricerca tra libri, documenti, archivi di Stato e studi sulla Carta del Lavoro di Bottai, a giugno è finalmente uscito il libro Fascismo: Stato sociale o dittatura?, scritto a sei mani da Martina Mussolini, figlia di Guido, nipote di Vittorio e pronipote del Duce, e i senesi Andrea Pizzesi e Edoardo Fantini, alla loro prima esperienza libraria.
Un libro di 320 pagine in vendita a soli 20euro, che tra le 198 foto di opere pubbliche realizzate in Italia e nelle colonie, descrive in modo reale e libero da preconcetti, l’esperienza di uno Stato fascista corporativo e sociale che, a differenza di oggi dove l’ago della bilancia pende sempre un po da una, un po dall’altra, durante il fascismo tutelava l’operaio come anche il datore di lavoro, in nome di una classe più grande che si chiamava Nazione.
La prima parte del libro va dal 1914 al 1924 e racconta della trasformazione dell’Italia liberale, tra i moti dell’Internazionale Socialista e la Grande Guerra, proseguendo con le lotte tra socialisti e fascisti, l’abbattimento del liberalismo e le premesse all’associazionismo fra lavoratori con il sindacalismo al centro dell’idea di Stato. La seconda parte ci porta poi nel 1926-27, anni in cui nasce proprio la Carta del Lavoro. Seguono gli anni dal ’30 al ’34, con la maturazione dal sindacalismo al corporativismo.
In attesa della conferenza di presentazione del libro che si terrà il 26 settembre a Bolzano e verrà trasmessa su radiobandieranera.org, Il Primato Nazionale ha intervistato Martina Mussolini e Edoardo Fantini.
Martina Mussolini come nasce l’idea di scrivere questo libro?
Nasce dopo tanti anni di studi sul Ventennio fascista che ci hanno, alla fine, portato al cospetto della “Carta del lavoro” che è da considerarsi come il documento più importante di quell’epoca.
Ma perché ci siete arrivati dopo tanti anni: se è un documento così importante avreste dovuto incontrarlo prima, non crede?
In realtà è stato sottovalutato da tutti gli studiosi, o comunque non abbastanza studiato e sviscerato. Lo stesso Renzo De Felice, che è lo storico che sul fascismo ha scritto di più, non lo ha mai trattato esaustivamente ritenendo che questa Carta non innovasse un granché. Ma la verità è un’altra, se si pensa che dette origine a quasi 50 leggi: possibile che 50 leggi non innovino niente?
Beh, per innovare bisogna farlo…
E la Carta lo fece. Creò un sindacalismo del tutto nuovo dove il lavoro delle braccia non era più considerato come una qualsiasi merce in vendita. Gli imprenditori avrebbero dovuto accordarsi con i loro dipendenti circa gli stipendi da pagare loro, e se l’accordo non fosse stato raggiunto sarebbe intervenuta la Magistratura del lavoro, la quale, secondo equità, come stabilito dalla legge, avrebbe deciso quanto di giustizia sarebbe stato sborsato dagli uni e ricevuto dagli altri. Inoltre, per la prima volta, si ebbe uno Stato che organizzava tutta la produzione italiana, e questo al fine di evitare i fallimenti economici che tanto danno arrecano ai cittadini.
Quali altri concetti della Carta ritiene importanti?
La Carta del lavoro era costituita da 30 punti e sono da considerarsi tutti necessari per la costruzione di quella nuova funzione dello Stato.
Nuova funzione dello Stato? Si spieghi meglio
Gli Stati moderni hanno tre funzioni: quella di fare le leggi con il Parlamento, quella di amministrare i vari enti dello Stato tramite il Governo e quella di fare giustizia con la Magistratura. A queste tre il fascismo aggiunse quella di organizzare e disciplinare tutta la produzione nazionale e lo fece tramite le Corporazioni. Queste erano costituite da persone dedite al lavoro, un vero e proprio autogoverno delle varie categorie di produttori insomma.
Fin dalle prime scuole ci hanno insegnato che il fascismo fu una dittatura, ma questa forma di governo c’entra qualcosa con la Carta?
Non c’entra niente e questo è un altro punto importante. Nelle scuole italiane di ogni ordine e grado si insegna che il mio bisnonno Benito fu un dittatore, ma in realtà l’unico ruolo che rivesti fu quello di Presidente del Consiglio dei ministri e quella carica non se la prese da solo ma vi fu nominato dal Re secondo le leggi di quei tempi. L’articolo 5 dello Statuto Albertino difatti recitava che solo al Re apparteneva il potere esecutivo e l’art.65 che era il sovrano che nominava e revocava tutti i suoi ministri. Durante il Regno d’Italia i vari Re nominarono 30 Presidenti del Consiglio e Mussolini fu il ventisettesimo. Quindi o furono tutti dittatori o non lo fu neanche lui. Ma con un Re che è il sovrano della Nazione, come si fa a raccontare che il Presidente del Consiglio è un dittatore, cioè una persona al di fuori di qualsiasi controllo da parte della legge? La prova di quanto sia infondata la tesi della dittatura la si ottiene osservando cosa successe il 25 luglio del 1943, quando il Re tolse l’incarico di Capo del Governo a Mussolini per darlo a Badoglio. Fu il Re a togliere il mio bisnonno dalla vita politica italiana, non il contrario.
Edoardo Fantini, qual’è invece la sorpresa più grande trovata in questi sei anni di ricerca?
La più grande sorpresa è stata l’appurare che il fascismo (Stato, ndr) non è iniziato nel 1922, dopo la marcia su Roma, ma nell’aprile del 1926 con il varo della “legge sindacale”. Questa iniziò il trapasso dal sistema liberale al sistema fascista, che si completò nel 1930, con l’istituzione delle prime Corporazioni. Quest’ultime poi subirono una grande e definitiva modifica nel 1934.
Per attaccare il fascismo e censurare le destre, la sinistra italiana è solita parlare di dittatura e persecuzione degli oppositori politici durante il Ventennio… Ma è stato realmente così?
I partiti avversi al fascismo furono messi fuorilegge nel novembre del 1926 al quarto attentato alla vita del Duce. Se non avessero compiuto quegli atti non sarebbero stati sanzionati, prova ne è che ce ne vollero ben quattro di attentati per generare quella legge. Comunque, come è ben trattato nelle parti finali del libro, su una popolazione di 44 milioni di italiani furono soltanto in 5000 i condannati, e queste cifre sono riportate dal comunista Umberto Terracini in un suo libro del 1962.
Lo Stato mussoliniano ha portato una lunghissima serie di conquiste sociali e sindacali per i lavoratori italiani, ce ne sono tutt’ora in vigore?
Alcune conquiste sociali sono ancora in piedi, come la sanità gratuita, le pensioni e i patronati per l’assistenza dei lavoratori, tuttavia con il ritorno allo stato liberale si è tornati alla legge della domanda e dell’offerta di lavoro ed hanno ricominciato a prevalere i ricchi su chi, nelle proprie mansioni, può solo impiegare il sudore della fronte.
Quanto hanno influito, secondo la vostra ricerca, la monarchia e il Vaticano nelle scelte fatte dal fascismo?
Sicuramente la Monarchia e il Vaticano vollero dire la loro durante il Ventennio, tuttavia se si pensa che il ruolo centrale del fascismo fu quello di organizzare il lavoro degli italiani, si capisce che in questo non ebbe alcun conflitto con le altre due istituzioni visto che in pratica non si occupavano della stessa materia.
Oggi l’Italia è tristemente divenuta il paese dei balocchi per la criminalità di mezzo mondo… Come viveva e risolse il problema sicurezza il fascismo?
Durante il Ventennio le leggi erano applicate, la prescrizione dei reati si interrompeva al primo rinvio a giudizio, e i detenuti erano obbligati a lavorare perché non pareva giusto che fossero gli onesti a mantenere i disonesti. Questa era la legge del 18 giugno del 1931, n.787. Comunque devo dire, per rispondere esaustivamente alla tua interessante domanda, che finora non ho approfondito molto questo argomento.
Con tutti i libri fino ad oggi pubblicati sul fascismo, secondo voi, perché gli italiani dovrebbero essere interessati a leggere anche la vostra ricerca?
Noi autori riteniamo importante che gli italiani conoscano il contenuto di questo libro, perché è rappresentato esclusivamente da documenti di Stato mai divulgati prima d’ora. Il lettore dalla loro analisi potra’ valutare e quindi giudicare il Ventennio in maniera del tutto oggettiva.
I primi quattro capitoli si possono leggere gratuitamente on line sul sito www.29annidistoria.com in cui é possibile acquistare le copie del libro.
(Intervista di Andrea Bonazza)
"Fascismo: Stato sociale o dittatura?" Intervista a Martina Mussolini e Edoardo Fantini
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1 commento
Con le mie esperienze, posso assicurare che sono stato sempre convinto di ciò che ho appena letto. Di bugia ne sono state dette tante dopo la caduta del fascismo e ciò è dimostrato anche dal fatto che costituzionalisti avevano tanta paura della verità che nel redigere la carta costituzionale hanno di proposito posto il divieto della ricostituzione del partito fascita.