Roma, 28 lug – Come in molti altri Paesi africani anche in Liberia sono molte le persone che non hanno accesso all’elettricità: un’emergenza dovuta anche al fatto che la guerra civile che c’è stata ha portato alla distruzione di diverse centrali.
Liberia, il futuro dell’elettricità tra solare ed idroelettrico
Negli ultimi anni la percentuale di famiglie che è stata collegata alla rete elettrica è passata dal 5 al 30%, ma come è facile intuire la strada da fare è ancora lunga: per questo il governo si sta attivando per costruire nuove centrali elettriche.
Un primo progetto consiste nell’espandere la centrale idroelettrica di Mount Coffee, alimentata dal fiume St. Paul, così da aumentare la quantita’ di elettricità prodotta dagli attuali 88 megawatt ai 129 megawatt: inoltre, c’è in programma di costruire sullo stesso fiume un’altra centrale che dovrebbe fornire 150 megawatt.
Oltre alle centrali idroelettriche, il governo liberiano punta anche a costruire una centrale solare da 20 megawatt situata sul Mount Coffee: anche in questo caso le autorità perseguono l’obiettivo di fornire elettricità usando fonti rinnovabili con grossi benefici per l’ambiente.
Progettualità e visione
Per quanto riguarda l’espansione della centrale idroelettrica attuale, il costo è stimato intorno ai 96 milioni di dollari, e potrebbe essere finanziato dalla Banca Mondiale, mentre la nuova centrale dovrebbe costare 500 milioni di dollari, con i medesimi supporti.
Il fatto che la Banca Mondiale stia finanziando questi progetti se da una parte è positivo, in quanto suscettibile di creare opportunità di sviluppo per i liberiani, dall’altra accresce la preoccupazione per la possibile crescita del debito estero nazionale: da questo punto di vista va sottolineato come le condizioni imposte dalla stessa Banca Mondiale non siano così negative come quelle provenienti da altri investitori (su tutti, i cinesi). Ecco perché è importante che le autorità del Paese africano prestino attenzione anche alle modalità con cui arriva il denaro da poter poi investire nelle necessarie infrastrutture.
Giuseppe De Santis