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“Il gruppo straniero”: brandelli di realtà dal Fronte Orientale

by Sergio Filacchioni
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Gruppo Straniero

Roma, 24 set – Chi ha avuto a che fare un minimo con la letteratura di guerra sa che le “memorie di un guerriero” sono una testimonianza che sorvola le parti in causa per aprirsi alle vaste frontiere del tempo. Sono testimonianze, o sarebbe meglio dire brandelli di realtà, che ci mostrano a noi abitanti di questi “tempi miserabili” quella “pura azione” che per Evola ha “significato di ascesi virile, ma anche di purificazione e via verso forme di vita superiori”. Insomma, “Il gruppo straniero” è una lettura d’acciaio, per una generazione che vuole temprarsi.

Il gruppo straniero

Queste sono le memorie di uno svedese, Carolus Löfroos, che per tutto il 2015 (fino agli Accordi di Minsk) è stato volontario nel “primissimo” Reggimento Azov in Ucraìna. Come si diceva all’inizio il libro non è un manifesto politico. Nemmeno un pamphlet propagandistico (sono quasi 400 pagine!). Il libro, curato nell’edizione italiana da Francesco Sedaboni entra in quella realtà che volenti o nolenti ha disertato i nostri lidi, sostituita dall’apologia permanente delle parti, della politica, dell'”interesse” straniero. Tra euroasiatismi e occidentalismi vari, qualcuno suona il corno che richiama leggendarie compagnie di ventura ed eroiche spedizioni: che siano i drakkar variaghi o i proscritti del Baltikum, la storia è solita riproporsi. “Lo suggerisco – scrive Gabriele Adinolfi sull’appassionata recensione fatta su NoReporterin particolare a quelli che sanno fare astrazione dalle elucubrazioni e dal tifo. A quelli rimasti così essenziali e sani dal non far dipendere i giudizi dai pregiudizi, di qualunque natura essi siano e per qualunque campo essi propendano”. Insomma a chi sa riconoscere quella “voce del sangue” che spesso ci porta a riconoscere per “sensazione immediata” (aisthànomai, dal greco: l’estetica) i nostri amici oltre le cortine di fumo delle bugie e dei Politbüro di casa nostra. L’hanno chiamata la “Legione della Nato”; hanno detto che erano armati e pagati dagli americani; tutte bugie. Il mondo che emerge dalle memorie di Löfroos è più sfumato delle vivide luci di uno smartphone: tra accuse e sensazionalismi, sia da parte occidentale che russa, questo resoconto di prima mano racconta come era la vita nel famoso battaglione indipendente. Racconta le difficoltà di chi volontariamente e con mezzi propri ha deciso di raggiungere il “fronte orientale” prima di tutti. Prima del 2022. Prima che si delineassero meglio le parti in causa. Prima del noioso ping pong delle atrocità.

Volontari europei

Questa è la storia di una quarantina di europei. Tutt’altro che ben armati. Lontani migliaia di kilometri dalla ricchezza. Una compagnia di uomini scanzonati ma disciplinatissimi. E la lettura del libro vi porterà molto di più sui dettagli del cameratismo e dell’ironia che su quelli della grande tragedia. Se queste descrizioni rievocano in voi stralci di letture giovanili è perchè nella grande fucina della storia sono sempre gli stessi tipi d’uomini ad emergere, “quando nessuno può, nessuno vuole, nessuno è capace“. Gli uomini fedeli ad un ordine interiore, appartenenti ad una medesima patria atemporale: quella dei guerrieri. Coloro che si pongono “ai margini o al di sopra del codice“, che spezzano il continuum lineare del tempo per fare irruzione. Coloro che rompono le catene del determinismo dei rapporti umani – utilitaristici e materiali – per far parlare di nuovo il “miracolo dell’umanità“: la fratellanza, la comunità di destino, il “gruppo” in lotta che fonda – o rigenera – le civiltà, “l’involontaria rivolta dell’uomo presente alla sua fragilità“; la vera libertà che nasce solo da un’elevata solidarietà. E forse “stranieri” è il termine giusto per qualificarli: perchè non appartengono ancora a nessun “dove“. Siamo noi a doverci accostare al loro mistero, come scrupolosi adepti di un culto iniziatico: la “Patria è in loro“, scrive ne “I Proscritti” Ernst von Salomon parlando di una pattuglia di reduci che fa ritorno a casa. Una Patria che però non si è mai vista prima.

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Sergio Filacchioni

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