Home » Il vertice di Parigi e il futuro dell’Europa: uniti o divisi?

Il vertice di Parigi e il futuro dell’Europa: uniti o divisi?

by Sergio Filacchioni
0 commento
vertice Parigi

Roma, 18 feb – Il 16 febbraio si è tenuto a Parigi un summit europeo sull’Ucraina, convocato dal presidente francese Emmanuel Macron. L’incontro ha riunito i leader di diversi paesi europei e rappresentanti delle istituzioni UE per discutere il sostegno all’Ucraina nella guerra contro la Russia, con particolare attenzione agli aiuti militari e finanziari. Dal vertice tenutosi all’Eliseo è emersa la volontà comune di continuare a sostenere l’Ucraina, ma con alcune divergenze sulle quali si giocherà il futuro del continente come “soggetto geopolitico unico“.

Il vertice di Parigi: passi lenti verso una sicurezza Europea

L’UE ha dimostrato di saper reagire, ma non ancora di agire come un soggetto geopolitico unico. Può essere questa in estrema sintesi l’analisi sul vertice tenutosi a Parigi tra i capi di governo di Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca. L’incontro infatti è stato una chiara risposta politica, seppur tardiva: l’Europa non può più fare affidamento cieco sugli USA per la propria sicurezza, soprattutto con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, che ha mostrato posizioni ambigue sul sostegno all’Ucraina e “tagliato” fuori i paesi europei dal suo filo diretto con Putin. I punti chiave dell’incontro tra i leader europei sono stati – ovviamente – il sostegno militare all’Ucraina, con un focus su sistemi di difesa aerea e missili a lungo raggio; gli aiuti economici per sostenere l’economia con nuovi pacchetti; il sostegno al processo di adesione dell’Ucraina all’UE e infine l’importanza della cooperazione tra gli stati UE. Il vertice non ha prodotto decisioni vincolanti, ma apre ad un percorso di sicurezza europea comune, “con” o “senza” gli Stati Uniti.

Indipendenza da Trump e Putin

“Era ora”, dirà qualcuno. Qualcun altro invece si soffermerà sull'”inutilità” del vertice o addirittura vorrà festeggiare l'”umiliazione” inferta all’Europa dall’asse Trump-Putin. Altri “filosofi” stanno già cantando la fine dell’Unione Europea. Ma come spesso ripetiamo, qui parliamo di un’Europa che ancora non c’è: se l’UE fosse già un’entità politica e militare unificata (un’ipotetica “Europa-Nazione“), avrebbe una propria politica estera e di difesa, con capacità decisionali rapide. Invece si fatica a parlare con una sola voce. L’esigenza è quella di costruire una propria capacità di difesa e deterrenza con strumenti concreti, come per esempio un esercito europeo o un fondo permanente per la difesa. Un ritardo che pesa sulle ambizioni europee di divenire attore geopolitico indipendente, soprattutto a fronte dell’accelerazione inferta da Trump allo stallo Russo-Ucraino con l’incontro che si sta tenendo proprio ora a Riad. Nello stringere degli eventi e della configurazione di una “Nuova Yalta” l’Europa si trova davanti a una scelta cruciale: accettare il nuovo equilibrio imposto dalle superpotenze o rafforzare la propria autonomia strategica. I vertici e le belle parole non possono delineare una vera capacità d’azione.

Sergio Filacchioni

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati