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Ilaria Salis è libera: Budapest non si oppone alla prepotenza Ue

by Stelio Fergola
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Ilaria Salis accuse

Roma, 14 giu – Ilaria Salis è libera. Via il braccialetto elettronico e possibilità di tornare in Italia in pochi giorni. Festeggia il padre Roberto, festeggia Alleanza Verdi e Sinistra, festeggia tutta la sinistra, perché il suo piano diabolico è riuscito. L’Ungheria non ha provato nemmeno a reagire alla prepotenza dell’immunità parlamentare Ue, perseguita e cercata fortemente al solo scopo di evitare alla “maestra” i procedimenti giudiziari in corso in terra magiara.

Salis libera, la sinistra festeggia la riuscita del suo piano diabolico

Sembrava troppo perfino a noi. Diciamolo, siamo stati ingenui. Perché all’iniquità non c’è mai fine. Soprattutto se proviene da coloro che per decenni ci hanno fatto le prediche sulla morale e sulla incandidabilità. Marciando su idiozie di massa come l’antiberlusconismo ed altre manifestazioni tipiche dell’assenza di pensiero, o meglio di fedeltà cieca alle imposizioni dei padroni. I pocbi che nell’area sinistrorsa hanno protestato, ci dispiace molto, non fanno testo. Conta il risultato del gruppo e sempre conterà. Qualsiasi sia l’insieme umano di riferimento. In questo caso, l’insieme è una pletora di pseudo-intellettuali da strapazzo che guida un esercito di automi pronti a dire sì o no a qualsiasi comando, a scagliarsi contro il nemico da essi designato o ad appoggiare il privilegiato di turno: che in questo caso si chiamava Ilaria Salis.

La maestra tornerà in Italia, e chi non ha votato gli ha dato una grossa mano

Possono strepitare, possono parlare di ignoranza del popolo bue, ma la verità è che qui l’unico popolo bue era quello dei fedelissimi di cui sopra, ormai netta minoranza della società italiana, che sopravvive solo ed esclusivamente grazie all’astensionismo, visto il crollo del numero di voti a loro favore, costante ma inesorabile negli ultimi 15 anni. La seconda verità, triste verità, è che chi strepita ha aiutato la sinistra nella riuscita di questo piano. La terza, magari malinconica, è che ci sono delle priorità: la  nostra era quella di fare tutto ciò che era in nostro potere per evitare ciò a cui stiamo assistendo: dunque votare. Anche turandosi il naso, anche a favore di chi è “uguale agli altri”. Perché almeno uno scempio lo potevamo evitare oppure ostacolare. Per altri, la priorità era ribadire che fossero tutti uguali. Pace così, signori miei.

Stelio Fergola

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