Roma, 12 mar – Negli ultimi anni, il dibattito sulla politica estera italiana ha visto molti esponenti dell’area sovranista individuare con sempre maggiore insistenza nella Francia il principale rivale strategico dell’Italia nel Mediterraneo. Tuttavia, un’analisi geopolitica più attenta rivela che la vera minaccia agli interessi italiani – e alla sua sacrosantissima sovranità – non proviene da Parigi, ma da Ankara. La Turchia, con la sua dottrina della “Patria Blu” (Mavi Vatan), sta portando avanti un’espansione aggressiva che collide direttamente con le priorità italiane nella regione.
L’Italia tra Francia e Turchia: conflitto di percezioni
Molti in Italia vedono la Francia come il nemico principale per via di divergenze storiche e competizioni economiche, specialmente nel settore energetico e nella gestione dell’influenza in Nord Africa: una retorica rafforzatasi a partire dal 2011, quando la Francia, con Nicolas Sarkozy, spinse per l’intervento NATO in Libia che portò alla caduta di Gheddafi. Tuttavia, sebbene esistano contrasti su vari dossier (dalla Libia appunto alla leadership industriale), Francia e Italia restano membri della NATO e dell’Unione Europea, condividendo interessi comuni come la stabilità della regione e la sicurezza marittima. Se guardiamo però l'”oggi” (Hic et nunc) c’è un’altra forza che molto più della Francia di 14 anni fa sta seguendo una strategia revisionista, sfidando apertamente le regole internazionali e le sovranità marittime di diversi paesi, inclusi quelli europei: la Turchia. La sua crescente assertività è un elemento che dovrebbe preoccupare Roma più dei qualsiasi disputa con Parigi. Inoltre, bisogna capire che le divergenze nel Mediterraneo non impediscono una cooperazione difensiva più ampia: il vero ostacolo alla difesa comune europea non è la rivalità Italia-Francia, ma al massimo la mancanza di una visione unitaria in tutta l’UE (il che ovviamente non è dire poco). In ogni caso chi sostiene che l’Italia non può avere e non avrà mai un ruolo nella difesa comune europea, o in generale in Europa, a causa della Francia sottovaluta sia le capacità italiane che la complessità del quadro geopolitico europeo.
La “Patria Blu” Turca: una sfida per l’Italia
La dottrina della “Patria Blu” prevede una proiezione di potenza marittima turca che si estende dal Mar Nero al Mediterraneo orientale. Ankara ha dimostrato con azioni concrete la volontà di espandere la propria influenza. In Libia, la “Sublime Porta” ha siglato un accordo marittimo con il governo di Tripoli che ignora le pretese italiane e greche sulla delimitazione delle acque. Questo mina direttamente gli interessi italiani, dato che ENI ha storicamente investito nel settore energetico libico. Inoltre la Turchia sfida apertamente l’UE con trivellazioni illegali nelle acque contese tra Cipro e Grecia, colpendo indirettamente gli interessi italiani nelle infrastrutture energetiche del Mediterraneo orientale. Infine, Ankara ha aumentato il suo “protagonismo”, con la presenza della sua marina nel Mediterraneo, con esercitazioni militari aggressive e provocazioni nei confronti di paesi europei. Sebbene Italia e Francia abbiano competizioni in diversi settori (ad esempio ENI contro Total), il loro rapporto è caratterizzato più da rivalità economica che da un vero e proprio scontro strategico. La Francia non mina direttamente la sovranità italiana nel Mediterraneo, né cerca di escludere l’Italia dalle dinamiche regionali. Anzi, su alcuni fronti, come la missione europea IRINI per il controllo dell’embargo sulle armi in Libia, Parigi e Roma hanno lavorato fianco a fianco.
Il concetto di politico e la sfida neo-ottomana
Carl Schmitt, nel suo “Concetto di Politico“, definisce la politica come una distinzione fondamentale tra amico e nemico. In questo senso, l’Italia dovrebbe riconoscere che, mentre la Francia è certamente un competitor economico con cui esistono sia divergenze che alleanze, la Turchia si configura sempre di più come un attore potenzialmente ostile nel Mediterraneo. La sua strategia aggressiva e la volontà di riscrivere i confini marittimi impongono all’Italia di ridefinire la propria postura geopolitica, adottando un approccio più realistico e strategico alla difesa dei propri interessi. Se l’amico è colui con cui si possono trovare compromessi, il nemico, sempre secondo Schmitt, è colui che rappresenta una minaccia esistenziale. In questa ottica, la Turchia si avvicina molto di più a un avversario strategico dell’Italia rispetto alla Francia, la quale, pur con interessi divergenti, opera ancora all’interno di un quadro normativo comune con Roma. Quindi, perchè l’Italia dovrebbe concentrarsi sulla Turchia? In primo luogo perchè è una reale minaccia agli interessi Italiani. Come sappiamo è la Turchia che sta cercando di ridisegnare gli equilibri nel Mediterraneo, sfidando la sovranità marittima di Grecia e Cipro (in questo caso anche territoriale) e Libia. Questo ha conseguenze dirette sugli interessi italiani, soprattutto nel settore energetico (non dimentichiamoci l’opposizione turca al progetto EastMed); In secondo luogo il suo espansionismo militare: mentre la Francia agisce all’interno del quadro UE e NATO, la Turchia si muove sempre più in modo autonomo e provocatorio, avvicinandosi a potenze come la Russia, agente non secondario nella destabilizzazione delle nazioni europee attraverso la sua azione nel Sahel. Infine per l’instabilità in Nord Africa, figlia della strategia turca che mira a mantenere uno stato di instabilità permanente, contrastando gli sforzi italiani per stabilizzare il paese e garantirsi un accesso privilegiato alle sue risorse.
Il ruolo dell’Italia
L’Italia deve superare la lettura semplificata del suo ruolo nel Mediterraneo. Se è vero che la Francia è un competitor economico, la Turchia rappresenta una minaccia strategica molto più concreta e vitale. Roma deve quindi rafforzare la propria presenza nella regione e lavorare con i partner europei (non contro) per contrastare l’espansionismo turco, evitando di farsi distrarre da rivalità storiche che, in confronto, sono secondarie. Riprendendo Schmitt, la politica estera non è fatta solo di rivalità economiche, ma soprattutto di scelte strategiche tra amici e nemici. E in questo scenario, la vera sfida per l’Italia non è Parigi, ma Ankara. Ed è su questo che la politica estera italiana, ed anche un sano sovranismo italiano ed europeo, dovrebbe concentrarsi nei prossimi anni.
Sergio Filacchioni