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Kamala Harris e quell’incognita sulla nuova elezione di Trump

by Alberto Celletti
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Roma, 22 lug – Del passato “oscuro” (per i progressisti) di Kamala Harris, ovviamente, ci interessa poco o nulla ormai. Come non ci interessa granché commentare ulteriormente Gli occhi sono rivolti al presente, agli innumerevoli cambiamenti in corso nella politica, americana come mondiale.

Kamala Harris, candidatura ufficiale? Non ancora

Harris non è ancora ufficialmente la sfidante di Trump. Prima di esserlo “senza filtri”, si dovranno tenere”primarie lampo” dei democratici statunitensi. I volti storici del partito e gli ex-presidenti, per ora, si sono espressi in modo altalenante. Barack Obama, di cui la Harris viene considerata spesso la versione al femminile, per ora non ha appoggiato ufficialmente la donna. Diversamente dai Clinton, entrambi esplicitamente favorevoli alla corsa della Harris contro Trump, lanciando i soliti spettri di “minaccia per la democrazia americana” da scacciare il prima possibile, come ha sottolineato Alexandria Ocasio-Cortez…

Trump, cambia tutto

“Tutto può succedere” scrivevamo dopo l’attentato al tycoon. Per quanto, in quel momento, sposassimo la sensazione che Donald Trump fosse diventato già a luglio nuovamente presidente degli Stati Uniti fosse. Sembrava impossibile eluderla. Ma per l’appunto, tutto può accadere, e l’ambiguità dei dem sulle clamorosamente indecenti condizioni di Joe Biden lasciava la questione minimamente sospesa. Biden non è certamente un personaggio di cui si scopre adesso la mancanza di lucidità. A dirla tutta, non si capisce come sia stato possibile che i dem statunitensi abbiano scelto lui già nel 2020. Eppure lo fecero, ma evidentemente commettere un errore madornale due volte (“graziato” allo scorso giro dalla fortuna e anche da ambigue modalità elettorali) è statisticamente difficile, quanto meno in politica.

Ora l’elezione di Trump è un po’ meno sicura. Non tanto per una sua debolezza pubblica (enormemente rafforzatasi negli ultimi anni, e non solo per l’attentato operato da Thomas Crooks), quanto per l’avversario che, al di là del profilo ideologico, era ritenuto di enorme potenza mediatica già quattro anni fa. Inoltre, è sensibilmente diverso orientare la propria campagna elettorale puntando sulle gaffe del proprio rivale dal farlo quando l’avversario è per lo meno in grado di esprimere un discorso di senso compiuto…

Alberto Celletti

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