Roma, 22 lug – Sentiremo la mancanza di Joe Biden, diciamo le cose come stanno. Non siamo per nulla sarcastici. Del resto se ai posteri dovessimo raccontare la sua figura dovremmo riportarla come “Sleepy Joe”, suo arcinoto soprannome, e solo questo basterebbe a rendere ilare la situazione. Certamente, sentire la mancanza di Joe Biden non significa stimare Joe Biden, ma questa è una banalità…come risulta quasi impossibile ritenere che i democratici americani avessero pensato seriamente di candidare per la seconda volta consecutiva una figura palesemente inadatta a ricoprire quel ruolo, e questa è un’altra ovvietà. Joe si ritira (più probabilmente “è stato fatto ritirare”, poco cambia), lo fa per la squadra liberal-progressista statunitense. E ora alla memoria viene un collage di emozioni, di risate, di parole farfugliate casualmente, di mano strette verso il vuoto…con – inevitabile – la canzone “Missing” dei Vangelis in sottofondo. E anche qualche fazzoletto, perché la commozione va sempre sfogata.
Joe Biden, la leggenda del meme presidente
In effetti potrebbe essere il titolo di un libro o di un film biografico. “La leggenda del presidente meme”. Con il suo sguardo perso nel vuoto, con il suo sorriso senza interlocutori…che poesia. L’ultima perla è stata meno di due settimane fa, quando ha scambiato Volodymyr Zelensky per Vladimir Putin. Come al solito, è stato impossibile non lasciarsi andare a una fragorosa risata. Più che il tono delle gaffe di Joe Biden, ha sempre impressionato la qualità delle stesse. Insomma, nell’ultimo caso non si tratta semplicemente di aver usato un nome per un altro, ma di aver sostituito un presidente con l’acerrimo nemico, con il quale si trova attualmente in guerra. Per chiunque non sia esperto di demenza senile è un fatto che non può non suscitare un effetto rilevante.
Joe di momenti di comicità assoluta per tempi, per dialoghi e interpretazione ce ne ha regalati tanti. Troppi. Difficile se non impossibile elencarli in modo esaustivo. Di sicuro, un momento che spicca nell’alto dei cieli del cabaret fu quando Joe strinse la mano al vuoto. Non state leggendo male, strinse proprio la mano al vuoto, a nulla posto alla sua destra, al termine di un discorso pronunciato nell’agosto del 2022 in cui ci si concentrava in particolare sulla guerra in Ucraina scoppiata da qualche mese. Un momento così alto di comicità non si registrava in America dai tempi d’oro di Saturday Night Live, storico programma di cabaret ancora oggi in onda, ma lontano dai fasti delle epoche scandite da John Belushi, Bill Murray, Eddie Murphy o, anche ultmamente, Jim Carrey. che prima di lasciare lo show si era prodigato proprio in una serie di imitazioni di succcesso di Sleepy Joe.
Forse questo è il limite, Joe non ha bisogno di imitatori e di caricature. Egli stesso ne rappresenta l’essenza più pura. È questo che lo rende straordinario. O meglio, che lo rendeva tale, perché di tutto ciò non potremo più godere…
Saremo costretti alla esclusiva serietà
“Qualità o morte”, urlava categoricamente il regista René Ferretti, personaggio della celebre serie tv Boris, in cui all’improvviso s’intestardiva nel rendere una telenovela di quart’ordine un prodotto artisticamente degno per non sfigurare di fronte a un pluripremiato collega. Dura tutto lo spazio di un episdio: alla fine dello stesso, Renè si è già stufato della “qualità”. Troppo impegno, troppa fatica, troppo stress.
Beh, la qualità di Joe Biden non ha bisogno di nessuna di queste componenti. È spontanea, genuina, diretta. Genune sono le sue flatulenze nella visita ufficiale nel Regno Unito di fronte a Camilla d’Inghilterra, spontanei i momenti indimenticabili in cui scambiava l’Ucraina per l’Iraq, meravigliosamente estemporanei gli attimi in cui metteva la mano sul cuore sull’inno indiano invece che su quello americano, intimamente disturbati quelli in cui, sempre al termine di un discorso, alle domande di un giornalista rispondeva girandosi senza voltarsi come non avendo udito manco mezza parola (e probabilmente sarà stato davvero così).
Chi ci darà nuovamente tutto questo brio? La vita è piena di sofferenze, piena di problemi, piena di pensieri. Certamente, la felicità esiste ma sono attimi fuggenti. Magari non rappresentati dai deliri di Joe, quello no. Se non altro, le distrazioni delle sue perdite di lucidità servivano a rilassare un po’ il clima incendiario degli ultimi anni. Ora, con tutta probabilità, ci sarà Kamala Harris: liberal-progressista, ultras Black Lives Matter, abortista, insomma tutto il peggio (nonostante un “passato ambiguo). Con l’aggravante di non farci nemmeno ridere. Joe su questo era tutt’altra cosa. E ci mancherà davvero.
Stelio Fergola