Roma, 22 mar — Si scrive cancel culture ma si legge «ritardo cognitivo»: e ultimamente, con l’invasione dell’Ucraina in atto, il fenomeno è stato aggiornato con l’ulteriore sfumatura della «russofobia» isterica e priva di qualunque senso logico. Così, dopo la messa all’indice di Dostoevskij da parte della Bicocca a Milano — poi ridicolmente ritrattata a patto di integrare l’autore russo con non meglio specificati scrittori ucraini — è il turno del povero Yuri Gagarin. Il nome primo uomo a volare nello spazio è stato infatti spazzato via per puro e semplice «ius soli», per essere cioè nato in Unione Sovietica.
La cancel culture si mangia Gagarin
Chissà cosa avrebbe pensato il cosmonauta Gagarin di Putin, di Zelensky e della guerra in corso. Non lo sapremo mai: invece pare che a Colorado Springs, Usa, lo sappiano benissimo. Nella città che ogni anno ospita lo Space symposium — una delle manifestazioni più importanti al mondo dedicata al settore aerospaziale — la serata da sempre dedicata a Gagarin, la «Yuri’s night», è stata infatti abolita subito dopo l’inizio del conflitto, e rinominata Celebration of Space: Discover What’s Next, convertendo la celebrazione dell’astronauta in quella delle conquiste americane nello spazio. «Alla luce degli eventi mondiali attuali, la Yuri’s Night della Space Foundation del 2022 è stata ribattezzata A Celebration of Space: Discover What’s Next. L’obiettivo di questo evento di raccolta fondi rimane lo stesso: celebrare i risultati umani nello spazio ispirando la prossima generazione a raggiungere le stelle», si leggeva sul sito della kermesse.
La statua incappucciata
Il povero Gagarin ha un altro motivo per rivoltarsi nella tomba: il sindaco di Mondorf Les Bains, piccolo comune lussemburghese, ha infatti deciso di imbustare con un sacco nero il busto dedicato al cosmonauta per «evitare tensioni in questo momento storico, ma anche vandalismi». Una scelta che in paese ha provocato svariati malumori, tanto da spingere alcuni cittadini a «denudare» la statua in segno di protesta: «Gagarin è morto 54 anni fa e nulla può avere a che fare con questo conflitto», è la sensata motivazione di chi si oppone al pavido colpi di spugna. Ma l’uomo delle stelle si trova in buona, si fa per dire, compagnia: in Spagna è stata proibita la proiezione di Solaris di Tarkovskij, mentre in Lituania è stato posto il veto sul documentario del poeta futurista Chlebnikov.
Cristina Gauri
5 comments
Quando l’Avvocato Berselli tagliò col seghetto (reato prescritto) il cartello di viale Lenin rimasero inorriditi ora è la sinistra a cancellare sè stessa? 😀
..é la storia a cancellare…
Balbo, Gagarin… chissà che ne pensa la S.Cristoforetti?
Arriba España, proibire Solaris è cura, prevenzione e legittima difesa degli zebedei. Ho ancora i segni delle coltellate auto inflitte al basso ventre quando l’ho dovuto vedere negli anni 70 (ma non che “2001 Odissea nell’ospizio” sia tanto meglio)..
[…] questa avversione è dovuta al fatto che i russi la usano come segno di riconoscimento di blindati e furgoni in […]