Romas, 18 lug – Qualcuno l’ha chiamata, come al solito, “del cuore”, ma si potrebbe utilizzare anche una nuova definizione: “partita dei servi” ci piace di più, se “dello straniero” è ancora meglio. Non importa chi sia: Unione europea in primis, ma anche Nato, Washington o in futuro chissà, Russia o Cina. Per ora le ultime due sono solo nella fantasia di chi non analizza la realtà e quindi, per cortesia, lasciamole fuori. Ufficialmente, la solita gara di solidarietà per l’ospedale pediatrico. Oltre quello, però, c’è un’immagine che rattrista.
La partita dei servi dello straniero
C’erano proprio tutti, martedì. Matteo Renzi, ben prono da sempre tanto a Bruxelles che Washington, e figuriamoci se quella simpaticona Elly Schlein non poteva essere della gara, con quella sua grinta agonistica che tanta ironia ha suscitato in rete (per qualche posa un po’ troppo grintosa qualcuno l’ha paragonata a Ronaldinho: sì, lo ammetto sono stato io). Governo e opposizione, sia chiaro, perché purtroppo il quadro generale è abbastanza debilitante. Giorgetti certo non manca all’elenco dei calciatori, e sappiamo bene come sulle questioni dei conti non è che abbia fatto chissà quale voce grossa contro gli aguzzini di Bruxelles. Ho sempre sostenuto che “a destra” ci siano più energie che a sinistra per provare quanto meno a immaginare un futuro diverso, ma le analisi sociali si fanno sui gruppi sociali, non su alcune parti o sulle eccezioni. Una di queste potrebbe essere, che so, un Lorenzo Fontana (presente alla partita), che da presidente della Camera ha espresso posizioni interessanti e discontinue contro le derive etiche, ma insomma, una rondine non fa primavera, perché è il gruppo sociale, per l’appunto, a dover essere giudicato sulla base del suo prodotto generale, non certamente particolare o eccezionale.
La passione sfrenata (o la rassegnazione) al vincolo esterno
È questo che emerge, ogni qualvolta un realista più realista del re apre bocca, vantando competenze e pose da colto, ignorando tranquillamente casi nel mondo che stanno al mondo molto meglio di un’Italia ridotta a una larva, e poi magari si lamenta pure delle nostre classi dirigenti, quelle della partita dei servi per intenderci. Perché l’autocritica non deve mancare mai (a patto che non si trasformi in ridicolo e piagnucoloso autorazzismo). Se non combatti anzitutto per invertire la tendenza nella cultura di massa, la stessa che ha dimenticato l’identità italiana, la sua storia, la sua Unità, la Vittoria, il Fascismo, e cincischi alla ricerca delle versioni “realiste del re” di cui sopra per tirare avanti, per continuare a sostenere che non ci sia altra scelta che “vincolarsi” sempre a qualcuno quando lo sei da 80 anni in modo serissimo e da 30 in maniera terminale, beh, poi il tuo piagnisteo contro la classe dirigente italiana diventa non solo inaccettabile, ma ridicolo.
Dunque non ci nascondiamo dietro a un dito: prendiamoci le nostre responsabilità. Non esistono altre priorità oltre quelle della consapevolezza di un popolo che sta morendo. E che finché continuerà a morire non si arresterà certamente nel generare classi dirigenti mediocri, impalpabili e serve. Augurandoci sempre che Meloni ci sorprenda, ma con l’occhio vigile di chi vede le cose come stanno e non sfugge anzitutto a un dato: il risultato della propria ignavia.
Stelio Fergola