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La scuola finalmente ne fa una giusta: “concetto di Patria” in educazione civica

by Stelio Fergola
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scuola tetto stranieri

Roma, 27 ago – Giuseppe Valditara ne ha fatte tante, di pessime cose, da ministro dell’Istruzione. Su tutte, il ripiegamento alla cultura dominante antifascista di Anpi e compagnia “parmigiana”, per non dire “partigiana”, che in questa epoca sarebbe addirittura una sottospecie di complimento. Oppure piegarsi in modo vergognoso alla cultura immigrazionista con l’osservazione del giorno di chiusura per celebrare il Ramadan islamico. Non ne ha fatte di positive, nel senso che non ha inciso in nulla sui metodi di insegnamento e selezione degli alunni, sulle strutture fatiscenti che ormai, da Nord a Sud, caratterizzano i luoghi dell’istruzione pubblica. In mezzo a questo oceano di mediocrità, stranamente, viene fuori un provvedimento positivo: insegnare il “concetto di Patria” nei programni di educazione civica. Soprattutto, incentrarli su di essa.

La scuola deve insegnare la Patria

L’affermazione secondo cui gli italiani non sarebbero un popolo di patrioti non ha alcun senso logico. Se così fosse, non avremmo avuto il Risorgimento, quella versione di massa della Grande Guerra e nemmeno il Fascismo. Nessuno di questi fenomeni avrebbe potuto prendere piede se all’interno della Nazione non risiedessero energie sociali indubitamente patriottiche. Semmai ha senso ed è veritiero riferirsi agli italiani attuali come ostili alla Patria o nella migliore delle ipotesi indifferenti ad essa. Ma si tratta di un processo pedagogico iniziato tanti decenni or sono, in grado di formare generazioni di giovani . La scuola, in questo, gioca un ruolo troppo importante da poter ingnorare. E la scuola italiana, almeno dal Sessantotto in avanti, ha progressivamente e inesorabilmente represso l’insegnamento dei valori patriottici agli studenti. L’azione del governo, in tal senso, è indubbiamente discontinua, di conseguenza va sostenuta in ogni modo.

Cosa potrebbe non andare

Il problema, banalmente, è generazionale. Orde di professori odierni sono ovviamente frutto della pedagogia anti-nazionale dominante da decenni e potrebbero applicare l’indicazione governativa “a modo loro”, per essere gentili. Il che potrebbe significare, in modo molto semplice e schietto: ignorarla.

Un potere minore rispetto al resto

Chi scrive lo ha sostenuto più volte: la scuola del XXI secolo ha una potenza pedagogica infinitamente inferiore a quella esercitata nel secolo scorso. Neanche preso integralmente, peraltro, perché se ci riferiamo all’ultimo ventennio, anche lì la preponderanza delle istituzioni scolastiche viene messa prepotentemente in discussione. Da cosa? Banalmente, dalla cultura di massa televisiva, cinematografica, sociale. Se pure la scuola – per assurdo – avviasse un serio programma di rieducazione nazionale (qualcosa da cui attualmente siamo lontanissimi), si troverebbe sostanzialmente isolata dai contenuti che invadono sia il piccolo che il grande schermo, dalle comitive di giovani ormai formate all’indifferenza verso l’Italia – e quindi la Patria – condizionanti troppi aspetti di persone, come quelle più giovani, ancora non caratterizzate da forte personalità per fisiologici motivi anagrafici.

In ogni caso, invertire il verso sulla scuola può avere un grande valore. Bene il governo in questo caso, sperando che sia l’inizio, il seme di un frutto da far crescere. Dopo ottant’anni, sarebbe anche ora.

Stelio Fergola

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