Roma, 26 dic – Non desta alcuno stupore notare come il Papa abbia approfittato pure del natale cristiano per tornare ossessivamente sui temi dello ius soli e della società multirazziale (pudicamente mascherata dalla retorica umanitaria della ‘accoglienza’). Non desta stupore perché non si tratta dell’ennesimo cedimento al ‘nuovo corso’ inaugurato dal concilio vaticano secondo, quasi come se all’epoca tutto a un tratto la chiesa avesse deviato dalla ‘tradizione’, ma della conferma dell’intima natura del cristianesimo. Ovviamente, essendo il tema immenso, mi limiterò a poche indicazioni. Sul costruttivismo sociale, un passo esemplare è quello di Paolo (2 Cor. 5, 17): “se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove”. Passo che fa il paio con quello dell’Apocalissi giovannea: “ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap. 21, 5).
Meglio non si potrebbe esprimere il senso di radicale cambiamento insito nella metànoia cristiana. Inoltre, non a caso il cristianesimo ha sempre sostenuto il monogenismo. Basta tenere a mente il discorso di Paolo all’Areopago negli Atti degli apostoli, in cui si può leggere un passo che afferma che Dio “creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini” (At. 17, 26), dove quell’uno è ovviamente Adamo, dottrina, sia detto per inciso, essenziale per spiegare il peccato originale. Ragion per cui, viste dalla prospettiva monogenista, le differenze non sono originarie ma puramente accidentali e derivate, del tutto subordinate all’unico e solo Adamo. Ed auspicare, come fa l’attuale papa, un universo monorazziale altro non sarebbe che la piena conferma della comune origine adamitica di tutti gli uomini.
Ecco perché la chiesa ha sempre osteggiato il poligenismo, ovvero un originario pluriverso di differenze, tanto da condannare tutti coloro che l’hanno sostenuto, da Giordano Bruno a quell’Isaac de la Peyrère, autore di uno dei più dirompenti ed eversivi testi del Seicento, I preadamiti, che già dal titolo metteva in discussione tutta la tradizione monogenista, postulando l’esistenza appunto di uomini precedenti lo stesso Adamo.
Giovanni Damiano
2 comments
Articolo molto interessante, che si basa su una profonda conoscenza di argomenti storico/filosofici che vanno altamente rispettati…..io purtroppo non sono così preparato ma credo che la doppiezza e la miseria morale umana sia oramai in ogni luogo e se ci sono milioni di immigrati invasori e sprezzanti nei nostri confronti ….il tutto sia causato dal vile denaro, come direbbe qualcuno , poiché fa comodo a caritas ed altri enti ricevere milioni di euro da fondi pubblici e fondazioni private…..
C’è però la non accettazione, entro la cornice della discendenza adamitica dell’uomo, del decreto divino di espulsione dal paradiso terrestre come pena per il peccato di superbia commesso. Inoltre anche la storia della torre di babele avrebbe qualcosa da dire in proposito.
Insomma è vero che nell’ambito biblico siamo tutti figli di un comune progenitore, ma è anche vero che siamo in questa valle di lacrime per scontare una pena e non ci è concesso evadere dalla sanzione inflittaci.
Dunque se Dio ci ha voluto dividere in nazioni e lingue diverse non deve essere nostra ambizione quella di sbarazzarci di questa volontà. A mio modo di vedere, entro l’ambito biblico sarebbe più coerente propugnare la pace tra i popoli senza prevedere l’estinzione di questi. E se non sbaglio l’hanno sempre intesa così i precedenti papi.