Roma, 24 dic – Il prossimo film di Christopher Nolan, in uscita a luglio 2026, sarà L’Odissea. La notizia è arrivata di colpo stamattina, come un fulmine a ciel sereno che ci ha scosso dal torpore mattutino della vigilia, quasi come un regalo inaspettato trovato sotto l’albero. Finora c’era stato il massimo riserbo sul nuovo progetto del versatile regista britannico, che già aveva dato più volte prova di saper mantenere nel più silenzioso mistero i soggetti e le trame dei suoi film.
L’Odissea torna al cinema, finalmente
Si era parlato di film sui vampiri, di saghe familiari, di remake di vecchie serie tv come Il Prigioniero, ma ovviamente erano solo rumors fasulli o lanciati per allontanare dalla verità, che comunque davvero nessuno si aspettava. Perché se davvero si dovesse trovare la più grande differenza tra il cinema “occidentale” e quello asiatico, più che le tecniche cinematografiche, le scuole di recitazione e il modo di interpretare la regia, è che in Oriente, in India soprattutto ma anche in Cina e Giappone, ogni anno esce un film che richiama o che si ispira alla mitologia e alle radici sacre locali, mentre qui da oltre cinquanta anni vi è la totale assenza di versioni cinematografiche delle saghe epiche delle nostre radici. Le ultime versioni dell’Odissea risalgono alla miniserie Rai del 1968 con Bekim Fehmiu e Irene Papas e prima ancora al kolossal del 1954 di Mario Camerini con Kirk Douglas, Anthony Quinn e Silvana Mangano. Troppo tempo, per quella che possiamo quasi definire l’opera fondante della Civiltà Europea. Nessuna traccia di Eneide o anche, se non andiamo a ricercare progetti indipendenti o televisivi locali a budget minimo, di film o serie sul Sigurd norreno o sulle saghe celtiche dei Túatha Dé Danann o del Ciclo dell’Ulster. Discorso a parte per l’Iliade, di cui nel vuoto totale si nota solo il pecoreccio e fracassone Troy con Brad Pitt, anche discreto come peplum d’azione, ma che aveva totalmente spogliato l’opera omerica di ogni epica e soprattutto di ogni elemento sacro e divino. Elemento questo che oramai sembra quasi una conditio sine qua non per parlare di certi temi che, evidentemente, fanno molta paura. D’accordo maneggiare i vecchi miti, purché si demitizzino, sembra essere il diktat. Un destino che era capitato anche al ciclo arturiano, dove se si esclude il capolavoro assoluto Excalibur del 1981 abbiamo solo fantasy da campagna di gioco di ruolo scartata dalla Wizard of the Coast, storielle medievali d’amor cortese o terribili tentativi di storicizzare il mito mettendo insieme improbabili legioni perdute e mercenari sarmati lontani da casa. Ora l’attesa sembra essere finita e il mito sembra voler rientrare prepotentemente dalla porta principale.
Tutte le strade portano a Nolan
È uno strano caso che proprio in questi giorni sia stato annunciata un’altra versione cinematografica dell’Odissea: Il Ritorno, coproduzione italo-britannica con attori del calibro di Ralph Fiennes e Juliette Binoche e diretto da Umberto Pasolini. Dal trailer sembra anch’esso essere spoglio di ogni intervento divino e sembra aleggiare quell’autorialismo devastante che sembra voler depotenziare il mondo greco facendolo passare come culla del laicismo razionalista, ma speriamo di sbagliare e di essere piacevolmente contraddetti. Ma l’attesa ora è tutta per Nolan. Siamo tutti curiosi di vedere come colui che probabilmente può essere considerato il miglior regista del momento, affronterà la saga omerica. Il regista britannico ha più volte dimostrato di saper maneggiare l’epos e una visione del mondo e dell’uomo che trascende il sensibile, anche se finora non ha mai maneggiato la sfera del sacro e del divino. Certo è che difficilmente potremmo pensare a un regista diverso a cui affidare un progetto del genere. Sul rapporto con il sacro potevamo pensare a Refn, che però pecca di troppo autorialismo e che sembra quasi odiare l’idea di film che possano piacere a un pubblico non ristretto; come resa scenica e grandiosa potevamo pensare a Villeneuve, che però ha seri problemi con il ritmo e ha già mostrato cedimenti pericolosi al politically correct; come maestro di epica e mitologia potevamo pensare a Zack Snyder, ma il rischio di renderlo troppo action ed eccessivamente rock per il pubblico generalista era quasi certo. Nolan, in qualche modo, sembra avere tutte le carte in regola. E sarà curioso, oltre vedere come maneggerà il mito e la sfera divina, anche come renderà tutto il bestiario mitologico che va dai Ciclopi a Scilla e Cariddi senza l’uso della CGI, rifiutata in tutti i suoi film precedenti. Il cast intanto è di tutto rispetto: Matt Damon, Robert Pattinson, una coppia di attrici divine – almeno loro – come Anne Hathaway e Charlize Theron, giovani attori in rampa di lancio come Tom Holland e Zendaya, Lupita Nyong’o (anche vedere come verranno utilizzate queste due attrici, chiaramente una quota “necessaria” da pagare al politically correct, sarà un segno). L’aspettativa è enorme, quasi insostenibile e il rischio di rimanere delusi e trovarsi il sogno di una vita distrutto proprio dal nostro regista preferito è altissimo. Ma intanto godiamoci questi due anni di attesa. E speriamo che sia davvero giunta l’ora per la riscoperta delle nostre sacre, epiche ed eterne radici e per il risveglio verso un futuro radioso.
Carlomanno Adinolfi