Roma, 30 giu – Per noi bambini cresciuti negli anni Ottanta poche cose risultano indimenticabili come l’anime de L’Uomo Tigre, un prodotto che, nell’epoca woke odierna, sarebbe già impensabile proporre ad un pubblico adulto, figuriamoci a dei fanciulli della scuola elementare! Ma, per fortuna nostra, siamo cresciuti in quell’epoca ed ecco che oggi allora racconterò del successo di critica, di pubblico e dell’influenza sociale e filosofica di Tiger Mask.
L’Uomo Tigre, genesi
Come per quasi tutti i cartoni animati giapponesi, alla base dell’opera c’è un manga (un fumetto, per dirla all’italiana): L’Uomo Tigre, scritto da Ikki Kajiwara e illustrato da Naoki Tsuji, uscito dal 1968 al 1971. Visto l’enorme immediato successo commerciale, già nel 1969 uscì l’anime omonimo, composto da 105 episodi, che arrivò in Italia su Rete 4 nel 1982 (in Italia una sorta di anno magico…).
La storia racconta la vicenda dell’orfano Naoto Date, cresciuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, che, dopo aver visto una tigre allo zoo, fugge dall’orfanotrofio affermando di voler combattere le ingiustizie della società contro i più deboli. Dopo aver incontrato un emissario di Tana delle Tigri (organizzazione malavitosa che addestra lottatori nel wrestling o, come lo chiamano in Giappone, nel puroresu), Naoto si reca nella sede dell’organizzazione sulle Alpi, dove si addestra per i successivi dieci anni. Una volta adulto si reca a combattere negli Stati Uniti in maniera malvagia e successivamente torna in terra natia. In visita però al suo vecchio orfanotrofio salda il debito dello stesso con uno strozzino, contravvenendo quindi alla regola di Tana delle Tigri, che prevedeva di versare per tutta la carriera metà dei propri compensi all’organizzazione. Inizia poi anche a combattere in maniera corretta per non dare il cattivo esempio ai bambini.
Da quel momento il suo vecchio sodalizio gli invia costantemente avversari sempre più agguerriti nel tentativo di eliminarlo. Nell’incontro finale Tiger Mask affronta direttamente il capo della Tana, uccidendolo e ponendo di fatto fine alla malvagia organizzazione, per poi fuggire dal Giappone per rifarsi una nuova vita.
Influenza culturale
È incredibile come l’anime, pur disegnato in maniera molto semplice (siamo del resto nel 1969), riesca ancora oggi a colpire per la sua modernità, oltre tutto lasciando letteralmente incollati al piccolo schermo per la complessità della trama, oltre che per i contenuti sovente estremamente violenti. Del resto il confronto tra L’Uomo Tigre e Tana delle Tigri rappresenta l’eterno conflitto tra il bene ed il male all’interno della società, ma anche dello stesso individuo.
Naoto infatti abbraccia il suo lato buono solamente dopo essere stato cresciuto e forgiato da quello oscuro, che lo aveva portato via da una società piegata dalla sconfitta della guerra, che per lui aveva solamente trovato posto in un orfanotrofio tra i paria come lui. Tana delle Tigri è sì malvagia all’inverosimile, ma lo è perché si muove all’interno di una situazione già corrotta e perversa: dai suoi associati pretende fedeltà, ma in cambio di onori e di una vita agiata. Proprio per questo il protagonista si trova ad operare una scelta quasi tra due padri, quell’orfanotrofio che lo aveva salvato dalla strada e quella Tana che gli aveva permesso di ricavarsi un posto nel mondo, se pur a così caro prezzo. Ecco perché in fondo lui sarà sempre uno di Tana delle Tigri, non rinnegherà mai quei metodi che gli sono stati insegnati, consapevole che per fare del bene a volte capita anche di dover fare del male a qualcuno.
Seguito
Nel 1981 uscì una seconda serie, intitolata Uomo Tigre II, nella quale un nuovo protagonista ci racconta che Naoto Date abbia perso la vita. Nel 2016 seguirà Tiger Mask W, nella quale si insinua il dubbio che invece L’Uomo Tigre originale possa essere ancora vivo. Nel 2013 è invece uscito il live action Tiger Mask, rivelatosi però un flop, mentre recentemente è stato annunciato un nuovo film, anch’esso con attori in carne ed ossa, che avrà una produzione italiana.
Concludo con un paio di curiosità: il personaggio di Tiger Mask ebbe talmente successo che la principale compagnia di wrestling nipponica, la NJPW, ne acquistò i diritti nel 1980, facendo interpretare il personaggio da diversi lottatori di primissimo livello (l’originale e più celebre è il mitico Satoru Sayama), tanto da essere ancora utilizzato al giorno d’oggi. E nel corso degli anni diverse donazioni e regali anonimi destinati a diversi orfanotrofi giapponesi sono stati firmati con il nome di Naoto Date.
Roberto Johnny Bresso