Roma, 27 giu – Come è già noto Emmanuel Macron si è detto più volte favorevole a «sanzioni finanziarie nei confronti dei paesi dell’Unione europea che si rifiutino di accogliere i rifugiati». Il presidente francese ha anche aggiunto che «non ci possono essere paesi che beneficiano massicciamente della solidarietà dell’Ue e che rivendicano poi il loro egoismo nazionale quando si tratta di temi migratori».
L’esternazione dell’inquilino dell’Eliseo potrebbe risultare poco strumentale e ricca di un forte senso umanitario se non fosse che il 36% percento dei migranti che dichiarano la loro nazionalità una volta giunti nei porti italiani, appartiene a (ex) colonie francesi. Infatti secondo dati del ministero dell’Interno raccolti nel 2017, le nazionalità dichiarate dai migranti vengono riassunte di seguito in percentuale:
– Guinea (13%)
– Nigeria (12%)
– Bangladesh (11%)
– Costa d’Avorio (10%)
– Gambia (9%)
– Senegal (8%)
– Marocco (5%)
– Mali (5%)
– Somalia (3%)
– Eritrea (2%).
Guinea, Costa d’Avorio, Senegal e Mali (oltre un terzo dell’intero flusso migratorio che giunge in Italia) appartengono a quella rete di rapporti internazionali tra Francia e continente africano, che prende il nome di Françafrique.
Per poter spiegare con chiarezza in cosa consiste questa rete diplomatica non istituzionalizzata, ci avvaliamo della dichiarazione dell’allora primo ministero canadese, William Mackenzie King, il quale affermò nel 1935: “Una volta che a una nazione rinuncia al controllo della propria valuta e del credito, non importa chi fa le leggi della nazione. … Fino a quando il controllo dell’emissione della moneta e del credito non sia restituito al governo e riconosciuto come la responsabilità più rilevante e sacra, ogni discorso circa la sovranità del Parlamento e della democrazia sarebbe ozioso e futile”.
E’ proprio con l’economia e con la moneta, anche adesso che la Francia è entrata nell’euro e quindi non disponga più di alcuna sovranità monetaria, che il colonialismo francese non ha mai abbandonato l’Africa.
L’esperienza neo-colonialista nasce con il termine Françafrique (o meglio dire continua data la contiguità temporale tra colonialismo e Françafrique) nel 1955, definizione utilizzata per la prima volta dal presidente ivoriano Félix Houphouët-Boigny, e allora stava a significare in senso positivo lo stretto rapporto che si era instaurato con la Francia, nonostante il proprio paese avesse ottenuto l’indipendenza.
Il termine Françafrique con il tempo è stato allargato a tutti quei territori appartenenti alle ex colonie francesi in Africa e col passare del tempo venne considerato, sotto certi aspetti, alla pari di un Commonwealth francese sul continente africano.
La Françafrique è nata ufficialmente, come volontà della ex madre patria di accompagnare le sue ex colonie sulla strada dell’indipendenza e della modernizzazione ma ufficiosamente è divenuta una ramificazione di reti nascoste e di emissari occulti, che a discapito della diplomazia ufficiale, giocano un ruolo occulto a favore del governo di turno francese.
Molti attori governativi francesi hanno unito attività ufficiali e non ufficiali; tra questi ad esempio vi è Maurice Robert, un ex agente dell’intelligence diventato l’amministratore delegato di SDECE, il servizio francese di documentazione esterna e controspionaggio in Africa. Nell’ambito della sua nomina, ha guidato molte azioni militari in Africa, aiutando o deponendo capi di stato in conformità con gli interessi francesi in questi paesi. Nel 1973, fu messo da parte dai servizi di intelligence e poi direttamente impiegato dalla compagnia petrolifera Elf. Nel 1979, fu nominato ambasciatore francese in Gabon, su richiesta del presidente Omar Bongo del Gabon, che aveva aiutato a prendere il potere. Nel 1982, tornò in Elf dove finì la sua carriera prima del pensionamento.
Un altro dei più attivi intermediari non ufficiali della Françafrique è l’avvocato franco-libanese Robert Bourgi, stretto collaboratore della famiglia Bongo e di molti altri leader africani, e anche consigliere informale del presidente Nicolas Sarkozy. Robert Bourgi ha ammesso di aver soppiantato il Segretario di Stato per lo sviluppo oltremare, Jean-Marie Bockel, poiché quest’ultimo voleva staccarsi dalla Françafrique, e in risposta a una domanda di un giornalista di Le Monde del gennaio 2008, disse che voleva “firmare il certificato di morte di Françafrique”. Nel 2009, Bourgi, a nome del governo francese, ha sostenuto le elezioni presidenziali di Ali Bongo Ondimba, figlio dell’ex presidente Omar Bongo.
Attualmente la Françafrique comprende 14 stati formalmente indipendenti dal 1960, ma ancora oggi de facto sono colonie francesi sia per via monetaria sia per via economica, parliamo di Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo.
Ma come riesce la Francia a tenere sotto scacco le sue (ex) colonie? Le reti formali ed informali non bastano, quindi per ricollegarci alle parole di William Mackenzie King circa l’indipendenza monetaria, bisogna ricordare quanto accaduto sul finire del secondo conflitto mondiale, quando ancora prima che si parlasse di decolonizzazione, nel 1945 quando vennero firmati gli accordi di Bretton Woods, insieme ad essi nacque il CFA, il Franco delle colonie Francesi Africane.
La nascita di una valuta che collegasse ex colonie a madre patria poteva ambire a nobili obiettivi se non fosse che sulla CFA vengono poste tre condizioni fondamentali che alterano e condizionano fin dall’inizio la valuta.
La prima: il Franco CFA è una moneta ancorata ad un cambio fisso, prima con il Franco Francese e ora con l’Euro. Questo significa che si azzera il rischio di cambio per gli investimenti delle multinazionali francesi nei paesi in cui vige il CFA.
La seconda: La piena convertibilità del Franco CFA è garantita dal Ministero del Tesoro francese, che però chiede il deposito, presso un conto del ministero, del 65% delle riserve estere dei paesi aderenti all’unione monetaria. E’ evidente quanto costi ai Paesi che adottano il CFA la mancanza di sovranità monetaria, del resto quale nazione sovrana depositerebbe, a garanzia della convertibilità della propria moneta, ben il 65% delle proprie riserve estere presso il ministero del Tesoro di uno stato estero per giunta quello del paese ex coloniale? Nessun Paese sovrano farebbe mai una cosa del genere, dato che questo significherebbe affidamento lo sviluppo economico del proprio paese ad una nazione straniera.
La terza condizione, di fondamentale importanza, sta nel fatto che la carta monete CFA viene stampata su territorio francese da una zecca ad hoc, annullando internamente ogni politica monetaria indipendente degli stati africani ad essa soggetti.
Quanto scritto, anche se non palese fin da subito, risulta di fondamentale importanza per capire il fenomeno migratorio nella sua fattispecie, in quanto il mancato decollo economico in certe aree africane produce una emigrazione incontrollata verso i paesi dell’Unione Europea. La visione di Macron di un Europa più unita nell’accoglienza di migranti risulta essere stridente quando, dati alla mano, 1/3 degli stessi migranti che si imbarcano verso le nostre coste è causa di politiche scellerate e colonialiste dell’Eliseo. Del resto però, l’atteggiamento del presidente francese è in piena sintonia con la storia recente della sua stessa nazione, in quanto gli stessi francesi hanno sempre preteso che gli altri, in questo caso specifico gli italiani, paghino le conseguenze nefaste dei loro successi.
Filippo Sardella
Macron, la "Françafrique" e la falsa morale sugli immigrati
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4 comments
Articolo utilissimo a chiarire una ipocrisia di fondo della Francia, che dopo aver comperato mezza Italia grazie ai traditori nostrani che hanno privatizzato aziende pubbliche ricche e floride, ci riempe anche di immigrati da paesi da loro depredati
…è una vecchia storia che però i ”radical chic ” di tutti i paesi fanno finta che non esista…La rispettabilità di un paese, come la Francia, si basa sulla vuota retorica a beneficio delle loro tasche..
[…] Macron, la “Françafrique” e la falsa morale sugli immigrati […]
Conferma ulteriore che per Francia e Germania è l’Italia che deve divenire un lebbroso campo profughi di fecciaglia africana con tutto ciò che ne deriva……..ovvero delinquenza,povertà e malattie………. Scordavo………. Dove si nasconde l’inadeguata ministra lorenzina che messa alle strette si è vendicata sul popolo italiota scaricando sulle famiglie una serie ignobile di vaccini ,prima inutili, che oggi, visto il luridume africano giunto e portatore di malattie oramai debellate,sono divenuti nuovamente necessari ………..un bel regalo ci vuol fare questo ignobile frocetto francese……….