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Moby e anti lobby: l’indagine che imbarazza i grillini

by Stelio Fergola
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Moby e anti lobby 5 stelle

Roma, 18 gen – L’indagine Moby a carico di Beppe Grillo dà, ancora una volta, da pensare.

Moby e Grillo, “l’anti lobby”

Lo status di indagato a Grillo e la presunzione di innocenza sono i primi dati che dobbiamo giocoforza tenere a mente. Ma non è la prima volta che il Movimento 5 Stelle si trova nei pasticci, con le indagini e considerate le premesse da cui erano partiti. Perché l’indagine Moby si scaglia contro chi si è sempre dichiarato “anti lobby” per eccellenza. Con ci prima di Moby ha urlato di essere “anti lobby”. E lo ha fatto a una vasta platea di elettori e di italiani.

Prima di Moby, su quell’ “anti lobby” ha costruito il suo successo elettorale. Già nel 2013 e ancor di più nel 2018. Il parlamento è in maggioranza grillino proprio in luogo di quella ostilità, di quel dissenso urlato. Un dissenso che ora dovrà difendersi dalle accuse di chi ipotizza ben 240mila euro versati a favore di beppegrillo.it e 600mila alla Casaleggio Associati. Magari ci riuscirà. Ma ciò che emerge è, ancora una volta, la dimensione parallela in cui ha sempre vissuto il movimento fondato dal comico genovese.

Fuori dalla realtà

Viviamo in un contesto politico estremamente complicato. Negli ultimi 30 anni addirittura caotico. Per una serie di ragioni, che rimandano ai famosi ammonimenti di Bettino Craxi sulla difficoltà estrema di affrontare le competizioni elettorali e sociali con il semplice impiego di quelli che – allora – erano i finanziamenti pubblici. I demonizzati finanziamenti pubblici, il male assoluto contro il quale Grillo e i suoi discepoli avevano condotto sedicenti battaglie a suon di “vaffa” alle origini.

Non volere il finanziamento pubblico, ma urlare anche contro le lobby: un ossimoro pericoloso, superabile con un delicatissimo equilibrio di cui non è difficile dedurre la complessità. Il sistema perfetto non esiste e non esisterà mai:  tendervi è, ovviamente, un dovere. Ecco perché è necessario interpretare al meglio la necessità che – oggi più che mai – la politica ha di recuperare almeno in parte rispetto all’economia, quell’ambito dell’agire umano in grado di travolgerla completamente nella nostra epoca.

La presunzione di innocenza, come detto, non si discute. Non si discute lo status di Beppe Grillo, attualmente solo e soltanto indagato. Ma il tema rimane. È forte. Ed è quello di chi, al di là delle urla e degli strepiti, è sempre stato fuori dalla realtà.

Stelio Fergola

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