Napoli, 4 mar – Sei anni. Da tanto dura la lunga crisi del Comune di Napoli, alle prese con un difficile piano di riequilibrio dei conti pubblici che rischia, a breve, di trasformarsi in un tremendo default. Se fino a pochi mesi fa la prospettiva era remota, oggi si fa sempre piรน concreta. Costringendo il sindaco De Magistris a chiedere aiuto al tanto vituperato governo.
I problemi della cittร iniziano nel 2013. Vent’anni dopo il fallimento (era il 1993) che colpรฌ le finanze partenopee, primo caso di una grande cittร in Italia. Da quella data – De Magistris era giร sindaco da due anni – il comune di Napoli si trova in una fase di pre-dissesto, da cui parte la corsa per evitare il default vero e proprio. A pesare sono soprattutto le pendenze nei confronti del consorzio Cr8, che gestiva parte della ricostruzione dopo il terremoto in Irpinia del 1981, insieme a quelli accumulati per l’emergenza rifiuti dal 2008. Debiti per circa 150 milioni di euro che il sindaco aveva annunciato di voler cancellare in quanto, a suo dire, contratti dallo Stato e poi scaricati sulla cittร . Una mossa da capopopolo che a poco รจ servita.
Malagestione targata De Magistris
Le passivitร di Napoli ammontano infatti a oltre 2,5 miliardi di euro, frutto di una malagestione che l’amministrazione dell’ex magistrato non รจ riuscita ad invertire. Ciclicamente emergono nuovi debiti fuori bilancio, frutto di una continua discrasia tra le entrate previste e quelle effettive dovuta ad una “strutturale incapacitร di riscossione“, aveva sentenziato nel 2017 la Corte dei Conti.
Detta in altre parole: Palazzo San Giacomo iscrive tra le attivitร somme che, nei fatti, non entrano nelle casse comunali. Causando cosรฌ un costante disallineamento con le uscite, che invece sono reali e tangibili. Situazione mai sanata nel corso del piano di rientro previsto dalla procedura di pre-dissesto, che non ha anzi quasi mai rispettato gli impegni stabiliti. Arrivando all’impossibilitร di pagare persino i fornitori, alcuni dei quali aspettano il saldo delle fatture anche da tre anni.
La bocciatura della Consulta
Uno spiraglio si era aperto nel 2017, quando con il decreto ribattezzato “salva-Napoli” era stata concessa la possibilitร di spalmare i debiti fino al 2044. Il problema sarebbe stato cosรฌ, se non risolto strutturalmente, almeno dilazionato nel tempo. Di recente รจ perรฒ arrivata il diniego da parte della Corte Costituzionale: anche se in pre-dissesto, le cittร non posso rateizzare i propri deficit.
Una bocciatura dolorosa per De Magistris, cheย ora si ritrova a dover richiedere l’intervento del governo per scongiurare il peggio. Quasi una beffa per il sindaco dei centri sociali in fregola da accoglienza da clandestini e da boldrinate sulla toponomastica. Una serie di ridicolaggini da cabarettisti per nascondere palesi incapacitร amministrative. E per fortuna che poche settimane fa aveva persino avanzato l’ipotesi del referendum per l’autonomia di Napoli.
Filippo Burla
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Capitan fracassa!