
Il discorso non finisce qui: negli ultimi tempi si stanno moltiplicando Organizzazioni Non Governative che fungono da vere e proprie cinghie di trasmissione con il fondamentalismo islamico. Talvolta create direttamente da militanti jihadisti dietro il paravento dell’”aiuto umanitario”, parola magica per le elités occidentali. Alcune delle più pericolose sono sorte in Turchia (Fondazione per gli aiuti umanitari di Istanbul) e Kosovo (Akea), come ha scritto il reporter Fausto Biloslavo, due paesi cari ai “sinceri democratici” europei e americani.
Il ruolo della grande maggioranza di queste organizzazioni si conferma sempre più deleterio e strumentale. Molte associazioni occidentali non fanno altro che aggravare la complessità dei conflitti (pensiamo alla Siria), tentando di portare avanti gli interessi del paese d’appartenenza accanto al fantoccio dei “diritti umani“. Attivisti e gruppi organizzati sembrano faticare a capire che una nazione può esistere anche fuori dai parametri della democrazia parlamentare e del mercato. Un modo di pensare allineato all’alta finanza: “Le elites di tutti i paesi dovrebbero essere simili, omogenee, capitaliste, liberali e democratiche: in altre parole occidentali, indipendentemente dall’origine storica, geografica, religiosa e nazionale. Il progetto del mondo non-polare è sostenuto attraverso gruppi politici e finanziari molto potenti, dai Rothschild a George Soros ed alle sue fondazioni”, ha scritto Dugin. I due personaggi citati, non a caso, hanno spesso creato e sostenuto organizzazioni non governative filo-occidentali e profondamente destabilizzanti, fomentando le “rivoluzioni colorate” e le “primavere arabe”. Per allargare il discorso si può citare Joseph Ki-Zerbo, intellettuale del Burkina Faso, il quale denunciò apertamente le ingerenze delle Ong in tutta l’Africa, a cui veniva preclusa una via di sviluppo autonoma. In definitiva, al posto dei diritti universali, del modello occidentale e delle ambigue Ong sarebbe ora del ritorno della sovranità e di una diplomazia e di una Politica degne di questo nome.
Agostino Nasti