Roma, 15 ott – Per chi se lo fosse perso, è recentemente stata pubblicato Terra casa lavoro. Discorsi ai movimenti popolari, la nuova fatica editoriale del più acclamato guru dei nostri tempi, quel Papa Bergoglio installato sul soglio di Pietro al solo scopo di predicare la nostra estinzione come italiani e come europei. Non si deve stupire il fatto che il libro sarà distribuito da Il Manifesto (quotidiano che a tutt’ora ci risulta definirsi “comunista”), né che la prefazione sia del ministro dell’istruzione Fedeli, femminista incolta e distruttrice consapevole di quel che resta della scuola pubblica nazionale secondo un modello di sperimentato marketing neoliberale.
Cristianesimo, liberalismo e comunismo alla mensa di Bergoglio, santo patrono della sovversione a tutto tondo. In effetti, qualcosa in comune ce l’hanno sempre avuto i seguaci della sovversione, seppur per lunghi secoli si sono vicendevolmente combattuti a vicenda come eretici: il rifiuto dello Stato inteso come mediazione politica del conflitto sulla base del fatto che il conflitto medesimo viene negato nella sua essenza per ragioni squisitamente escatologiche. Per i cristiani è la “civitas in terra” transeunte, corrotta e particolare, contrapposta alla “civitas dei” immutabile, perfetta ed universale, a cui tendere. Per i liberali è una sgradevole necessità, da delimitare il più possibile alla tutela dell’ordine pubblico, ovvero a bastonare gli scioperanti. Per i comunisti è una sorta di ipocrita strumento classista di sopraffazione, destinato ad estinguersi nella palingenesi della “società senza classi”. In altre parole, la “strana alleanza” fra clericalismo, post-comunismo e neoliberalismo non deve stupire, in quanto parte da una comune visione del mondo e sostanzialmente è funzionale ai medesimi obiettivi di fondo.
Che Bergoglio sia un agente consapevole della dissoluzione della nostra civilizzazione così come la conosciamo è oramai sotto gli occhi di tutti, non ci dovrebbe dunque stupire più di tanto se trova il plauso dei compagni del manifesto, da sempre in prima linea a proporre politiche sempre più lassiste rispetto all’accoglienza dei fratelli migranti che scappano dalla guerra. Incidentalmente, si tratta anche del quotidiano che più di tutti insiste perché l’Italia rompa ogni rapporto diplomatico con l’Egitto del perfido dittatore Al Sisi, reo a loro dire di aver torturato e ucciso il povero Regeni, martire del cosmopolitismo accademico e delle buone intenzioni lungo la strada per l’inferno. Curiosi questi comunisti sempre dalla parte del potere, che addirittura amano il Papa “venuto dalla fine del mondo”, e la sua pelosa “misericordia” sempre per l’estraneo, il diverso, il lontano. Lo stesso quotidiano che, in occasione dell’elezione di Joseph Ratzinger, titolò “Il pastore tedesco”. Con Bergoglio viceversa si sfiora l’idolatria, nella più classica tradizione dei trinariciuti: “Contrordine compagni”.
Del resto, nella visione del mondo bergogliana, gli “ultimi” della terra sono essenzialmente le masse allogene afro-asiatiche che premono ai confini dell’Europa, che si devono prendere la loro rivincita sul “bianco colonialista”, cannibalizzandone le città. Ricorda qualcosa? Ma certo, è semplicemente il vecchio terzomondismo d’accatto della sinistra radicale che si esprime in forme invero innovative. E qualcuno oserà stupirsi per l’infatuazione del Manifesto per il Papa? C’è da stupirsi che abbiano aspettato tutti questi anni per gettare la maschera, rompere gli indugi e stringersi in fraterno abbraccio. Tutti insieme appassionatamente contro l’Italia, ovviamente.
Matteo Rovatti
3 comments
[…] Author: Il Primato Nazionale […]
ne riparleremo a proposito di aborto,matrimonio gay con adozione ed eutanasia…
ma mi sa che in questi casi quando la voce di Beroglio Berollio (o come diavolo si chiama questo Papa)
si leverà contaria sia pur pur flebilmente e tra mille distinguo,i compagni invocheranno allora il primato dello Stato Laico che come tale non deve subire ingerenza dalla Chiesa.
amen.
Non c’è mai stato un papa più finto e ridicolo dell’attuale.
Dopo del suo pontificato del cristianesimo rimarrà solo il ricordo.
…il manifesto invece è già da un pezzo un (triste) ricordo!