Roma, 3 nov – Noto per aver lavorato agli effetti speciali di film come Missione: Impossibile e Fast and Furius, da anni il produttore cinematografico Diego Vida ha scelto di vivere in Iran. Lo abbiamo intervistato per raccogliere la sua testimonianza sull’Iran, una nazione sensibilmente diversa da quella che i media mainstream raccontano.
In qualità di produttore cinematografico che ha collaborato anche alla produzione di famosi film di Hollywood e che ha vissuto in vari paesi, oltre ad essere stato un tennista professionista e tenente degli Alpini, può raccontarci brevemente alcune delle sue esperienze più importanti e spiegarci perché ha scelto proprio l’Iran per vivere e portare avanti la sua attività?
Ero tennista, 25 anni fa, e con 25 kg in meno… ero classificato N3 in Svizzera e B3 in Italia. Vivevo a Lugano, in quel periodo ho giocato in tanti tornei dagli under ai satelliti internazionali. Successivamente, dato che sciavo e gareggiavo anche d’inverno, ho vinto l’under 14 italiano di slalom. Ho rifiutato il gruppo sportivo di tennis dei Carabinieri e poiché amante della montagna sono entrato negli Alpini da ufficiale di complemento. Gli Alpini sono l’unico corpo militare che interviene sempre anche per calamità, a titolo gratuito, per aiutare il popolo. In questo si trova analogia con i Basij iraniani, che sono sempre disponibili a muoversi in soccorso per gli abitanti di tutto l’Iran colpiti da terremoti, inondazioni ed altro.
Un mio amico canadese che era un VFX Artist (artista di effetti visivi in computer grafica) mi consigliò di non rimanere ancorato come operatore VFX ma di approfondire anche il lato SFX (Special Effects, effetti speciali dal vivo sul set) e di passare poi in produzione, poiché ci sono molti competitori. Sono giunto in Iran per via del fatto che il mio contratto in Asia era finito e potevo solo tornare a casa, grazie a un mio collega che mi ha convinto sono arrivato a Teheran. Ero spaventato a morte: sono cristiano cattolico, ho la croce al collo, nel telefonino ho le foto al mare con le mie amiche in costume, nel mio IPod le canzoni. Nulla di tutto questo creò imprevisti, anzi il personale dell’aeroporto fu molto gentile nei miei riguardi, mi chiedevano di calcio, del cibo italiano e dei luoghi ameni. L’impatto fu grandioso, e mi resi subito conto che la propaganda era falsa, quindi mi rilassai ed iniziai a rendermi conto del vero Iran. C’è armonia tra tutti i cittadini: musulmani, cristiani, ebrei e zoroastriani.
L’Iran è un paese sovrano e cerca di mantenere la propria indipendenza dalle ingerenze straniere, tuttavia i media occidentali cercano spesso di diffondere l’iranofobia, secondo lei a cosa è dovuta questa ostilità?
Il fatto è che l’Iran è troppo ricco di risorse, dalla caduta dell’Impero ottomano gli inglesi e i francesi si spartirono quell’area tracciando una linea intorno all’Iran, l’Iraq e l’Afghanistan. L’Iran per i fatti suoi è riuscito ad andare avanti e mettersi al passo con i tempi, ma tutto questo dà sempre fastidio ai criminali governanti della terra. La penso come il regista Guillermo Del Toro: non stiamo guardando nella giusta direzione puntando in alto anziché in basso. Credo ci sia un processo di annullamento delle religioni dato che l’islam e la religione cristiana sono forti, le élite mondialiste vogliono annullarle, facendole scornare tra loro. Io sono testimone per l’Iran che ogni giorno viene bersagliato con storielline da cinema hollywoodiano. L’Iran sarà sempre soggetto ad attacchi sino a quando non applicheranno il loro progetto di regime change.
Molti dei film che riguardano l’Iran e che acquisiscono un certo successo in occidente e ottengono premi a livello internazionale mostrano un Iran pieno di problemi e di solito fanno vedere le zone più povere e degradate dell’Iran, pensa che ciò venga fatto intenzionalmente?
Direi proprio di sì, dato che questi film festival sono stati fondati e continuamente finanziati dalle solite élite di Hollywood. Chi presenta film contro l’Iran è il benvenuto, chi porta invece film pro Iran viene ignorato ed in casi eclatanti denigrato. Desidero evidenziare una nota molto importante: i film-makers che girano prodotti indipendenti in Iran possono farlo tranquillamente poiché nessuno impone loro di non poter girare video, io ho fatto video anche con droni in alcune aree. Riporto le parole di un poliziotto mentre giravo in Tajrish Street: gli ho chiesto se potevo fare video con la mia Reflex professionale, cavalletto e obbiettivi, lui mi ha risposto che potevo fare tutti i video che volevo purché non riprendessi lui e il suo collega in auto, ora è palese che se fosse stata una dittatura mi avrebbero immediatamente posto in stato di fermo e sequestrato il girato, sicché i giornalisti nostrani quotidianamente scrivono deliri inquietanti sull’Iran presentandosi pure come grandi amici degli iraniani e di tutti i musulmani e poi alcuni di loro da grandi esperti del paese iranico si promuovono i loro libri con immagini video che li ritraggono beatamente mentre girano nelle moschee, nelle strade iraniane, e dappertutto indisturbati; ergo sono davvero ridicoli poiché vanno in contraddizione con il messaggio dittatoriale e censurabile dell’Iran che ad ogni costo tentano di diffondere. Alla stessa maniera questi film-makers che vivono tutti fuori dall’Iran e tornano per depositare i loro soldi nelle banche iraniane per via dei tassi di interesse al 20% o comprando proprietà a basso costo con l’euro che fa gola a molti di loro (stranamente non criticano l’Iran per questo), appena finito di girare se ne ritornano nei cari paesi anglosassoni che li ospitano per poi divulgare la fandonia che li avevano pure arrestati raccattando con pietà un po’ di caritatevole pubblicità, certo perché ad una persona che viene arrestata poi le viene restituita l’attrezzatura ed il girato cosi come se niente fosse!
Secondo lei, le sanzioni quanto sono influenti sulla vita degli iraniani e degli stranieri che vivono in Iran?
Sono abbastanza influenti ma le sanzioni non c’entrano niente sicché il denaro è creato dal nulla in quanto carta per scambiare servizi, il governo iraniano se vuole impedire l’ingerenza imperialista per destabilizzare il paese dovrebbe farsi pagare in anticipo in lingotti d’oro come faceva Gheddafi in Libia sotto embargo. I prodotti iraniani sono il top, quasi migliori di quelli europei iniziando dal cibo. L’edilizia è molto sviluppata e si possono ammirare vere e proprie opere d’arte realizzate da aziende iraniane. Tanto per citarne alcune, il centro commerciale Carrefour poi Koroush, un grattacielo a 10 piani, Milad Tower, l’edificio delle telecomunicazioni vicino a Shamsabad, e tutti i grattacieli residenziali, il lago artificiale di Chitgar (un posto stupendo da non perdere se andate in Iran).
In Iran la donna non è oppressa, semmai l’uomo: alcune donne approfittano del matrimonio, visto che l’uomo è tenuto a fare mantenere alla moglie lo stesso tenore di vita di quando l’ha conosciuta. Anche qui, le bugie occidentali sulla donna iraniana maltrattata non trovano conferme. La donna iraniana veste gonne, tacchi a spillo, è truccata: stranamente i media occidentali non lo dicono. In Iran il marito defunto lascia alla moglie la pensione di reversibilità, quando la madre muore può lasciarla alla figlia purché non sia sposata ed ovviamente potendo usufruirne vita natural durante.
Cosa pensa della globalizzazione?
Penso che sia in atto un genocidio delle razze, delle culture, delle religioni, delle identità dei popoli, per adorare invece un unico potere. La maggior parte delle persone non si sono rese conto del momento epocale che stiamo vivendo, le guerre esportate e quelle importate dentro casa nostra, in nome della democrazia, ormai anche digitalmente le genti stanno accogliendo la loro fine a braccia aperte regalando all’intelligenza artificiale i nostri dati privati, ossia ciò che fino a poco tempo fa ci rendeva ancora liberi. Gli immigrati in acque libiche che le nostre navi raccattano ogni giorno da anni, facendo centinaia di miglia nautiche per andarli a prendere, sono per la maggior parte uomini non accompagnati da donne e tutti in età abile a combattere e a procreare.
Può descriverci il popolo iraniano?
È simile a noi italiani in tutto: sono attaccati alla famiglia, alla moglie, alla religione, alla cultura, al cibo di ottima qualità e buono come il nostro italiano, per esempio il kebab tabey sono le polpette, il kuftè è simile al polpettone, il kebab kubide fatto di carne sembra la salsiccia di pollo mentre la versione col pollo è come i nostri involtini, il kuku sibzamini è come la nostra pizza alla siciliana ma in formato più piccolo. Il mio piatto preferito, delizioso e leggero, è il khoresh-e bademjan come il nostro stufato ma con aggiunta di carne, melanzane e poi con il riso e se si vuole il tahe-dig il pane fritto buonissimo, comunque c’è anche il pane barbarì simile alla nostra mafalda di semola ma schiacciato. Di loro mi piacciono le riunioni di famiglia, l’ospitalità; figurarsi che in macchina fanno sedere sempre davanti il loro caro anziano, sia padre, madre, nonno o nonna, anche se guidano i figli o i generi. Non dicono mai le parolacce: sembriamo noi negli anni ottanta. In bus, metro e treno l’uomo si alza e fa sedere la donna, negli uffici pubblici si trova sempre una sedia davanti allo sportello per far sedere anziani e disabili, non c’è il problema delle minoranze perché i cittadini sono tutti iraniani: musulmani, cristiani, ebrei, zoroastriani, induisti e qualche buddista. Ci sono un sacco di chiese: io vado a messa ogni settimana, e per Natale ci sono le commesse dei negozi con il cappello di Babbo Natale. Gli iraniani festeggiano il Natale dai tempi antichi nella notte di Yalda: questo per sfatare il mito delle bugie che i cristiani e altre minoranze sono oppresse.
Lei è stato assunto per scrivere al Tehran Times, il prestigioso giornale in lingua inglese distribuito in Iran quotidianamente da 40 anni. Potrebbe dirci quale rubrica seguirà e perché si parla sempre di censura in Iran visto che hanno assunto un occidentale come lei?
Seguirò la rubrica di arte e cultura con sfaccettature geopolitiche, ovviamente sono onorato di essere parte del team del Tehran Times, ringrazio l’editore e la redazione che sono delle persone eccezionali dal punto di vista professionale e umano, quando mi hanno intervistato sono stati gentili, disponibili e interessati ad ascoltare rispettando le miei visioni particolari a volte controtendenza, infatti non mi hanno censurato, anzi mi hanno pubblicato due volte sul cartaceo la prima volta pure in copertina, mi permettono così di smontare le falsità che i media occidentali continuano a dire nei confronti dell’Iran. Per quanto riguarda invece la censura, purtroppo sono stato censurato pure io all’inizio di quest’anno, però non in Iran, ma in Italia, da una giornalista di Repubblica che mi aveva già intervistato per un mio documentario. Forse avevo dato sull’Iran delle risposte che smascheravano alcune bugie dei media occidentali sullo stile di vita iraniano. Chi mi ha intervistato cercava di trovare il lato negativo delle cose contro il sovranismo in Iran, oltretutto ostentando la carta del “anche tu sei un migrante extra-europeo”; peccato però che a me i 35 euro al giorno non li diano. Penso che il sovranismo sia una cosa ottima, magari ce l’avessimo noi.
Nonostante le sanzioni, è ancora possibile per gli stranieri investire in Iran? Consiglierebbe a un italiano di investire o aprire un’attività in Iran?
Certamente sì: l’Iran di per sé è un posto che offre tante opportunità di lavoro e vita agiata anche per i pensionati e per tutti quelli a cui piacciono i valori familiari che poi sono quelli di un sistema sociale che avevamo pure noi e che ci hanno tolto. Inoltre ci sono vantaggi fiscali sull’isola di Kish che essendo una free zone offre possibilità tra cui l’esenzione del pagamento delle tasse per 15 anni. Ho già seguito diversi clienti dall’Europa all’Asia e sono disponibile ad assistere gli italiani che si vogliano rilocare a Kish o a Teheran anche semplicemente per aprire un conto in banca o per turismo o per fare business: di lavoro ce n’è tanto, le opportunità sono notevoli. Le auto di produzione iraniana costano nuove 5000 euro, le moto 2000 euro, il titolo dell’oro è più alto di quello europeo: se da noi costa 1000 euro in Iran 200 euro, la casa in affitto non si paga se si lascia un deposito a seconda del contratto di 1 o 2 anni sicché il proprietario di casa li investe in banca con gli interessi al 20% che maturano ed alla fine restituisce il deposito al cliente che non ha pagato l’affitto della casa e tutti e due ci hanno guadagnato, inoltre con 10 euro si fa il pieno di benzina, le autostrade sono gratuite, non c’è canone televisivo, luce, acqua e gas sono praticamente regalati, le strade sono tutte pulite e non ci sono clandestini che delinquono. Potete contattare la mia azienda alla seguente mail: kishisland@email.com
Hanieh Tarkian