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Il dramma degli italiani costretti ad espatriare. Ma per il governo il problema è il razzismo

by Alessandro Boccia
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fuga di cervelli

Roma, 3 nov – Mentre il dibattito, in questi ultimi tempi, si accende su temi come la plastic tax o le improbabili commissioni parlamentari volte ad arginare “l’emergenza nazionale” del razzismo e dell’antisemitismo che nei fatti non rappresenta un reale e concreto pericolo per il paese, c’è una questione che, troppo spesso e volutamente, sembra passare in secondo piano: il costante e progressivo fenomeno dell’espatrio di italiani. I numeri, infatti, sono alquanto allarmanti. Solo nell’anno 2018, risultano essere oltre 128.500 gli Italiani che hanno deciso di abbandonare la penisola. Su 10 italiani che partono, 4 hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.

Palma nera alla Sicilia

A partire dal 1 gennaio di quest’anno, in base al Rapporto italiani nel mondo 2019, giunto alla XIV edizione e promosso dalla Fondazione Migrantes, risultano essere 5,3 milioni gli italiani che risiedono all’estero. In base alla regione di provenienza, la Sicilia occupa il primo posto nella classifica degli italiani residenti all’estero con una percentuale del 14,5%, pari a 768mila persone. A seguire la Campania (9,6%) e Lombardia (9,5%). Più della metà dei connazionali abitanti all’estero (51,5%) è iscritta nei registri dell’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) per l’espatrio. Il numero degli iscritti per nascita tuttavia continua ad aumentare (39,7%). L’emorragia più importante, neanche a dirlo, è proprio al sud. Mentre negli anni Cinquanta e Sessanta, i flussi migratori verso le regioni centro settentrionali erano composti da braccianti provenienti dalle aree agricole, nell’ultimo decennio, ad emigrare, non solo il nord Italia ma anche il nord Europa, sono prevalentemente persone con un livello di istruzione medio-alto. Secondo il Rapporto, questo comporta un abbassamento delle possibilità di sviluppo del Mezzogiorno, alimentando sempre di più la disparità economica con le regioni settentrionali.

Giovani in fuga

Ad abbandonare il paese Italia sono in larga parte i giovani (18-34 anni, 40,6%) e giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). Il 71,2% degli iscritti all’Aire, da gennaio a dicembre 2018, si trova in Europa e il 21.5% in America (il 14,2% in America Latina). La meta più gettonata, nonostante la confusione scatenata dalla Brexit, continua ad essere il Regno Unito con oltre 20mila iscrizioni, al secondo posto, nonostante il decremento di 1.622 unità rispetto il precedente anno, la Germania con 18.385 connazionali, poi Francia (124.016), Brasile (11.663), la Svizzera (10.265) e la Spagna (7.529). La fuga dall’Italia, con in valigia una laurea e\o un master, per tanti giovani, checché se ne dica, non è finalizzata alla ricerca dell’El Dorado, ovvero di ingenti guadagni che l’Italia non può garantire ai suoi figli. La verità è che gli italiani emigrano semplicemente per trovare, nel Paese di accoglienza, una minima garanzia di stabilità contrattuale legata ad un lavoro che il più delle volte non è inerente a ciò che hanno studiato ma che, tuttavia, da loro la possibilità di tirare avanti dignitosamente. Biasimarli quindi è decisamente impossibile e oltretutto ingiusto specie se si considera quanto di male è stato fatto loro, prima dalla coppia Monti-Fornero e poi da Matteo Renzi e il suo jobs-act, che, tramite l’abolizione dell’Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e altri provvedimenti scellerati, sono riusciti nell’arduo compito di disintegrare il mondo del lavoro.

Deserto demografico ed economico

Il dato ancora più preoccupante è il vero e proprio deserto demografico e di indigenza che coloro che espatriano si lasciano alle spalle. In Italia, infatti, più di 1,8 milioni di famiglie versano in condizioni di povertà assoluta, un totale di 5 milioni di persone delle quali oltre 2 milioni e 350 mila solamente nel Mezzogiorno. Le nascite crollano rovinosamente (128mila parti in meno rispetto al 2008) e l’indice di vecchiaia sale inarrestabile (al primo gennaio 2018 per ogni 100 under 15 si contano 168,9 over 65 ). Il fatto che nell’agenda dell’attuale governo non vi sia lontanamente traccia, non solo di questi problemi, ma nemmeno di una seppur minima misura volta a invertire la sciagurata rotta, non fa ben sperare per le sorti del nostro Paese. Del resto è evidente, per la maggioranza PD-5Stelle ben altre sono le “emergenze”: quella del razzismo ad esempio.

Alessandro Boccia

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rino 3 Novembre 2019 - 11:47

Ottima analisi. Io sono uno di quelli..
E che due palle con questo razzismo!

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