Roma, 8 apr – Il 7 aprile 2025 ha rappresentato molto più di una giornata di mobilitazione simbolica. Da Roma a Madrid, da Zwickau a Gijón, piccole comunità militanti hanno dato vita ad azioni coordinate, discrete ma determinate, per lanciare un messaggio semplice e forte: è tempo di remigrazione, è tempo che l’Europa torni padrona del proprio destino.
Remigrazione, flash mob in tutta Europa
Ciò che rende questa giornata storica non è solo la richiesta di una nuova politica migratoria: è la consapevolezza che remigrazione ed Europa Potenza sono inseparabili. Sono due facce della stessa battaglia, quella per la riconquista dell’identità, della sicurezza, della sovranità. Le azioni del 7 aprile sono state mirate e territoriali. Nessuna sceneggiata di massa, nessun teatrino mediatico: solo militanti radicati nei propri quartieri, nei propri Paesi, che hanno scelto luoghi simbolici — scuole, stazioni, piazze — per ricordare che l’immigrazione incontrollata ha un volto quotidiano. Un volto fatto di spaccio, insicurezza, degrado culturale e perdita di coesione sociale. La remigrazione è la risposta identitaria e politica a questo sfacelo: significa ristabilire l’ordine, ridare senso al concetto di cittadinanza, rimettere al centro le comunità storiche europee. È un atto di giustizia verso chi vive nelle periferie abbandonate, verso chi subisce ogni giorno le conseguenze di una politica che ha messo il mercato e l’accoglienza indiscriminata davanti al diritto dei popoli europei di esistere.
Europa potenza sovrana
Ma non c’è remigrazione possibile senza una visione continentale. L’Europa non può pensare di risolvere i propri problemi interni se continua a essere colonia geopolitica altrui. Oggi siamo schiacciati tra due imperi decadenti ma arrabbiati — Stati Uniti e Federazione Russa — che si contendono la nostra obbedienza strategica, mentre le nostre città vengono invase da flussi migratori che nessuno controlla. È qui che entra in gioco la visione dell’Europa Potenza: un’Europa autonoma, sovrana, equidistante, capace di decidere da sé il proprio futuro e i propri confini. Solo un’Europa che rifiuta la logica della sottomissione, che rompe con l’atlantismo servile e il russofilismo opportunista, può davvero attuare una politica di remigrazione efficace. Perché solo un continente forte, rispettato e non manipolabile può dettare le proprie regole.
Un fronte identitario europeo
Il 7 aprile ha dimostrato che questa coscienza esiste, che ci sono giovani, famiglie, comunità in tutta Europa che hanno capito la posta in gioco. Che la lotta contro l’immigrazione selvaggia non è un affare locale, ma europeo. Che la battaglia per l’identità si gioca tanto nei quartieri quanto nelle sfere della politica internazionale. La rete che ha promosso queste azioni non si ferma. È una rete che cresce, che si rafforza, che punta alla costruzione di un’Europa dei popoli, non delle banche, delle culture radicate, non del meticciato forzato. Un’Europa che rimette al centro la sovranità, la tradizione, la dignità.
Sulla strada della riconquista
Remigrazione ed Europa Potenza non sono slogan, ma strumenti di liberazione. Non sono visioni in conflitto, ma tappe di un’unica strategia: quella della riconquista dello spazio vitale europeo, interno ed esterno. E il 7 aprile è stato solo l’inizio. La sfida è grande, ma anche la volontà lo è. I popoli europei non sono disposti a morire in silenzio. E chi ha messo in scena queste azioni lo ha gridato forte: noi non ci arrendiamo.
Sergio Filacchioni