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Segnalato e sanzionato perché non allineato al pensiero dominante: il caso dell’allenatore di pallavolo Enrico Balletto

by Francesca Totolo
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Balletto

Roma, 27 lug – Nel dicembre del 2021, Enrico Balletto, già commissario tecnico della Nazionale italiana Under 21 di pallavolo femminile non udenti, pubblicò un post su Facebook, senza citare l’”autore” e oscurando i volti nelle immagini, che recitava: “Molti si chiederanno cosa c’entrino queste due foto, ebbene in teoria nulla in pratica hanno un elemento in comune, ovvero l’autore, lo stesso. Non mi interessa minimamente evidenziare il chi, sarebbe dar troppa importanza a qualcuno che si definisce da solo con post del genere. Quel che invece mi piace sottolineare è che se il nostro Paese oggi è nelle condizioni in cui si trova, è anche e soprattutto per le persone che fanno dell’esser pavidi, allineati per comodo, appiattiti su tutti i temi del politicamente corretto del momento, e sull’andare dove va il vento delle vere ragioni di vita, come si può ben vedere. Nella seconda foto (a destra) sarei curioso di sapere se non ci fossero dei giovani italiani o sardi disposti a lavorare, ma magari quelli non si potevano pagare con carrube e secchi d’acqua o una miseria giusto? Posterei poi le foto di tre padri di famiglia cagliaritani coi nomi, scrivendo che hanno tanta voglia di raccontare la storia delle loro famiglie e lavorare nel Paese in cui sono nati, giusto per far qualche riflessione in più. Nella prima foto invece è rappresentato tutto il disagio di tanti di quelli che, in questo periodo, devono far presente a tutti la curva di tifoseria di cui fanno parte nell’emergenza Covid-19 deridendo quelli dell’altra parte… Ovviamente anche in questo caso dalla parte più scontata, quella che dà dell’ignorante e percula l’altra. Ecco il livello è esattamente questo, ma non del singolo, bensì di buona parte della mandria in transumanza…arriverà il giorno per tutti, il tempo è galantuomo”.

Il post Facebook di Balletto

Le immagini del post di Enrico Balletto

Questo post di Balletto, che dal suo tesseramento nel 1992 nella Fipav (Federazione italiana pallavolo) non ha mai ricevuto né una giornata di squalifica né una sanzione disciplinare o sportiva, descriveva quello che ormai è il sentire della maggioranza degli italiani, nonché il contenuto di decine di migliaia di post sui social network: mentre gli immigrati vengono sfruttati come schiavi da caporalati e aziende senza scrupoli, gli italiani fanno fatica a trovare un lavoro e spesso sono costretti a loro volta a emigrare.

Le atlete della Nazionale under 21 non udenti con il ct Enrico Balletto nel 2016

Ma esiste un’ingombrante differenza tra Balletto e altre decine di migliaia di italiani: il primo è un militante di CasaPound che ha avuto persino l’ardire di candidarsi alle elezioni politiche. Per quel post, Enrico Balletto è stato sospeso dal suo ruolo di allenatore di pallavolo perché Pier Paolo Murgioni, l’autore delle fotografie mai citato, ha segnalato il militante di CasaPound al presidente del Comitato regionale della Fipav Eliseo Secci, ex assessore regionale del Partito Democratico alla Programmazione. Secondo Murgioni, il post di Balletto era offensivo nei suoi confronti (non è stato nemmeno menzionato nel post) e nei confronti della Fipav per la violazione di alcuni articoli del Regolamento giurisdizionale, del Codice di comportamento etico, dello Statuto e del Codice di comportamento del Coni.

La vicenda inspiegabilmente ha trovato un enorme e singolare spazio mediatico sulle testate regionali e nazionali. Enrico Balletto veniva definito autore di un post razzista e discriminatorio, evidenziando l’appartenenza dello stesso a CasaPound.

Alcuni articoli su Enrico Balletto

L’iter della giustizia sportiva

Dopo la segnalazione di Pier Paolo Murgioni, il procuratore federale avviò le indagini a carico di Enrico Balletto che si conclusero con un deferimento. Nel marzo scorso, si è celebrato il procedimento davanti al Tribunale federale Fipav che si è poi concluso il 7 aprile 2022 con la condanna di Enrico Balletto a 3 mesi di sospensione, con la sola esclusione delle aggravanti richieste dalla procura. A maggio, la Corte federale di appello della Fipav ha confermato la condanna nei confronti del militante di CasaPound a cui, il 15 giugno, è seguito il ricorso al Collegio di garanzia del Coni.

Nel frattempo, la procura iniziava altre indagini nei confronti di Enrico Balletto perché lo stesso scendeva in campo il 9 e 10 aprile, ignaro dell’esito del processo di primo grado e della conseguente sospensione con efficacia immediata a partire dalla pubblicazione. Ciò è dovuto a un fatto curioso accaduto ai legali di Balletto: l’avvocato Davide Mollica non ha mai ricevuto la notifica, mentre l’avvocato Linda Corrias si è ritrovata la e-mail della notifica nella cartella dello spam. A nulla sono poi valse le considerazioni difensive volte a dimostrare l’assenza di “colpa”, come recitato espressamente dalle norme Fipav, poiché la procura ha comunque deferito Enrico Balletto per tale procedimento avanti il Tribunale federale per sanzionarlo ulteriormente.

In seguito alla condanna non definitiva di Enrico Balletto, sono stati espresse diversi commenti di felicitazione da parte di esponenti federali Fipav, ora al vaglio degli avvocati Mollica e Corrias.

Il discredito come arma per mettere a tacere Balletto

Abbiamo contatto i legali di Enrico Balletto, gli avvocati Davide Mollica e Linda Corrias, per commentare tale vicenda. “Il discredito è una delle armi che ha a disposizione il sistema allineato al pensiero dominante per mettere in cattiva luce e fermare un soggetto appartenete a un movimento visto e giudicato in un certo modo. Questo congegno nella giustizia sportiva è molto efficiente. Consente dei diritti alla difesa ma quando viene emessa una sentenza, anche di primo grado, è immediatamente esecutiva, la sospensione nel caso di Balletto. Poi magari arrivi al Collegio di garanzia del Coni, il terzo grado di giudizio della giustizia sportiva, e la sospensione decade”, ha evidenziato l’avvocato Mollica, affermando poi che i casi legati alla libertà di pensiero dei tesserati delle federazioni sportive stanno aumentando a macchia d’olio. “Ormai censurare quello che le persone dicono è diventata una pratica abituale che incontra un riscontro positivo nell’organo di giustizia sportiva. Quest’ultimo sembra essere diventato il portavoce di una sorta di missione di censura che produce sentenze compiacenti, le quali portano poi la persona a uscire fattivamente dal circuito dello sport” hanno sottolineato i legali di Enrico Balletto.

“Quando poi si arriva al Collegio di garanzia del Coni, il quale con un colpo di spugna annulla i due gradi precedenti, ti rimane una sentenza in mano dopo aver scontato ingiustamente tutta la pena”, ha chiarito Mollica parlando del ricorso depositato al Collegio di garanzia riguardante Balletto ed evidenziando precedenti simili nella giustizia sportiva.

Le segnalazioni agli organi di giustizia sportiva come strumento per epurare un tesserato

“Il caso di Balletto è il classico caso di sussurro manzoniano alle orecchie dei Bravi. Il soggetto che denuncia è quello che poi sta comodamente seduto in poltrona ad assistere agli eventi. In pratica, Murgioni ha innescato questo procedimento attraverso la segnalazione, successivamente il presidente del Comitato regionale (ex assessore regionale del Partito Democratico, ndr) ha trasmesso la segnalazione al procuratore e, infine, quest’ultimo ha ritenuto di rinviare a giudizio Balletto, peraltro con un linguaggio degno dei peggiori censori” ha dichiarato l’avvocato Mollica. Il post pubblicato da Enrico Balletto appartiene chiaramente alla libertà di manifestazione del proprio pensiero e si riferiva a un livello politico generale, non specifico, anche perché nessuno soggetto è stato citato e i volti nelle immagini sono stati oscurati. Invece i due organi di merito della giustizia sportiva hanno ritenuto che il contenuto del post di Balletto fosse lesivo dell’onore e della reputazione della Fipav.

I legali di Balletto sollevano anche un’altra questione riguardante le modalità con cui sono stati pagati gli immigrati per l’allestimento del World Tour a Cagliari, “carrube e secchi d’acqua” aveva scritto Balletto nel post ma mai menzionando quale fosse la manifestazione sportiva: “Nella vicenda in questione, Pier Paolo Murgioni ha prodotto i bonifici pagati agli immigrati come rimborso spese. Excusatio non petita, nessuno glielo aveva chiesto anche perché Balletto faceva un riferimento generale e astratto alla pratica diffusa di veicolare messaggi di bontà mentre si sfruttano gli stranieri. Nel caso concreto, non è accaduto perché gli immigrati hanno ricevuto dei rimborsi, anche di 1.000 euro, per quelle quattro giornate. Ma nessuno lettore del post di Balletto, se non lo stesso soggetto denunciante Pier Paolo Murgioni (autore delle fotografie, ndr), avrebbe potuto ricondurre quel contenuto e quelle immagini al World Tour a Cagliari e nessuno avrebbe potuto rapportare quel messaggio a una critica alla Fipav”.

In sintesi, gli avvocati di Balletto evidenziano che esiste una volontà, anche all’interno delle federazioni sportive, di censurare chi la pensa in modo diverso da parte di chi si erge sul pulpito di una presunta rappresentazione del bene, arrivando pure a “travisare il contenuto di un post”.

Francesca Totolo

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