Roma, 11 giu – Star Wars The Acolyte è stato presentato come il contenuto del celebre marchio “più gay della storia”. O “la storia più gay di sempre”. Insomma, francamente non ricordo i virgolettati precisi ma cambia veramente poco. Il nuovo episodio della saga, in forma di nuova serie tv, sarebbe stato a contenuti fortemente Lgbt. Questo nonostante gli azionisti della Disney inizino a rumoreggiare “malamente” sui flop commerciali dei loro contenuti arcobalenati. Che corrispondono al nostro approccio brevissimo. E alla fuga altrettanto rapida.
Star Wars The Acolyte: non abbiamo superato il primo episodio, e il pubblico la pensa come noi
È bastato sentir parlare di “due mamme”, riferite alla protagonista della serie, Osha, accusata di omicidio, su cui ruota l’intera storia. Soliti riferimenti gender, fluidi e inclusivi. Effettivamente mantenendo le promesse. Non ce l’abbiamo fatta ad andare oltre, e il pubblico a quanto pare la pensa come noi, visto che la prima puntata era stata vista da meno di 5 milioni di spettatori. e non si capisce come presentata come “un successo”.
Talmente “un successo” che due mesi dopo Disney cancella la serie, o meglio, non la rinnova per una seconda stagione. E sotto traccia, ebbene sì, ci sono proprio gli insoddisfacenti dati di ascolto. Anche se pure qui si media, si mergia, si giggioneggia e si fa riferimento alle “critiche dei fan”. Su Star Wars in generale, poi, mi permetterei di lanciare una provocazione che approfondirò in futuro, da assoluto fan della prima trilogia e tutt’oggi certamente non disprezzante le nuove incarnazioni del franchise. Non esiste opera artistica-commerciale-cinematografica più formativa del progressismo contemporeneo della saga di Guerre Stellari. Che se non guardata con il distacco incredulo e della fantasia provoca generazioni intere di adulti davvero convinti che la realtà politica odierna sia un’eterna lotta tra il bene e il male, con il secondo inquadrato nei “soliti nemici” del padrone americano. Questione lunga, difficile da riassumere in questa sede. Facciamo così: ne riparleremo senz’altro. Ad oggi, concentriamoci sul flop della storia guerrastellata più arcobalenata di sempre. E di come la questione, differentemente da come sostengono molti “ideologizzati”, non sia assolutamente qualitativa.
Non si raccontino balle, non è questione di qualità
Qualcuno – ovviamente di impostazione liberal – ha provato a lanciare l’ipotesi della “scarsa qualità” per giustificare i flop di film come Strange World. Beninteso che la qualità scadente può sempre esserci – ma non è una regola fissa, ci sono tanti contenuti qualitativamente mediocri che al botteghino sbancano, specialmente se provengono da marchi “sicuri” come quello Disney – non è certamente il caso di The Acolyte. Che magari potrà proseguire anche peggio, ma dal primo episodio non si tratta certamente di un prodotto poco curato in termini di sceneggiatura, regia, effetti speciali o recitazione. Anzi, tutt’altro. Siamo agilmente sui livelli di The Mandariolan e altre serie girate seguendo il franchise. La ragione è una sola, ma i liberal-progressisti ovviamente tendono a non volerci riflettere: i contenuti arcobaleno, Lgbt e l’ossessione di infilarli ovunque hanno ampiamente rotto le scatole a tutti. A noi come al pubblico, a quanto pare. Buon proseguimento, cari liberal. Ammesso e non concesso che ve ne facciate una ragione.
Stelio Fergola