Roma, 10 set – È cominciata nel migliore dei modi la quarta edizione di Nations League per la selezione azzurra di Luciano Spalletti. Nel gruppo 2 della Lega A Donnarumma e soci hanno conseguito una bella (e inaspettata) vittoria contro la Francia, per poi – nella serata di ieri – regolare di misura il ben meno quotato Israele. Sono stati i primi centottanta minuti di gioco del biennio che porterà al mondiale nordamericano del 2026 e, come d’abitudine, abbiamo preso qualche appunto.
Francia-Italia, la testa e le potenzialità
Prima considerazione che precede ogni discorso tecnico. Preso atto delle nostre attuali caratteristiche, a far la differenza – nel bene e nel male – sarà sempre la testa. Ovvero il gruppo. Almeno per quanto riguarda il futuro prossimo, la squadra azzurra dovrà fare affidamento solo ed esclusivamente sul collettivo. Ecco perché il riproporsi dell’imbarazzante atteggiamento con il quale i nostri avevano interpretato l’europeo tedesco – vedi l’esordio contro l’Albania o la seconda frazione degli ottavi – nell’avvio di gara al Parco dei Principi ci ha lasciato negativamente sorpresi. Errare è umano, perseverare è diabolico verrebbe da dire.
Ma, è giusto riconoscerlo, le note stonate della serata parigina finiscono qui. Dopo aver preso la sveglia, l’Italia ha saputo riprendersi regolando i vicecampioni del mondo con un rotondo 3-1. Gioco, identità e opportunismo: se la prima rete è arrivata al termine di una ricercata azione corale dall’elevato tasso tecnico, il punto del 2-1 si rivela perfetta pubblicità del contropiede all’italiana. Quando leggono correttamente la partita, gli azzurri sanno come far male: siamo qui a parlare di almeno un altropaio di grandi occasioni e del pregevole timbro di Raspadori.
Torna la Nations League: Israele-Italia termina 1-2
Nella seconda gara di Nations League Spalletti continua – giustamente, secondo chi scrive – nel solco del 5-3-2 (perché nei fatti di questo si tratta). Motivazioni minori e un avversario decisamente più bloccato rendono – controprova delle considerazioni iniziali – la partita avara di emozioni. Il vantaggio porta la triplice firma dei protagonisti di venerdì: l’avanti del Napoli apre per Dimarco che pesca il petto di Frattesi in mezzo all’area. Non è serata di fuochi d’artificio, apprezziamo però la dinamica del raddoppio, ossia una fulminea transizione positiva che ci porta sul momentaneo 2-0 (gli avversari dimezzeranno le distanze solo a ridosso del novantesimo).
Il focus sui singoli
Capitolo singoli. Bastoni rimane la certezza di una retroguardia nella quale sta sbocciando tutto il talento di Calafiori. A sinistra Dimarco è un punto fermo, mentre sul versante opposto Cambiaso sta crescendo anche in azzurro. Nel mezzo Ricci ha personalità e Tonali voglia di rivalsa, buono l’impatto di Brescianini. Frattesi si rivela partita dopo partita l’incursore di cui abbiamo bisogno in questo momento storico – il motivo è noto e va ricercato qualche metro più avanti. Limitandosi ai presenti: Retegui sa giocare sporco ma manca di peso specifico, Raspadori dal canto suo rimane un’ottima seconda punta che avrebbe però bisogno di muscoli e centimetri al suo fianco. Kean, ieri sera comunque operoso e a bersaglio, continua a non convincere appieno.
Chiudiamo (momentaneamente) il cerchio. Macedonia e Svizzera sono cicatrici che fanno ancora male, pensare che siano stati semplici incidenti di percorso sarebbe peccato di superbia. Come nelle serie positive capita la partita storta, in quelle negative ci può essere il raggio di sole in mezzo alle nubi. Una rondine d’altronde non ha mai fatto primavera. Ci stiamo rialzando, è vero. Ma l’Italia del pallone non si faccia (ancora) illusioni: continui piuttosto a lavorare a testa bassa…
Marco Battistini