Roma, 10 set – Qualcuno li ha già accusati di antisemitismo – come al solito – ma la realtà è che la protesta contro uno Stato e la sua politica è lecita e pure onorevole. La campagna demonizzatrice “completa” però, stranamente, ancora non è partita. Finora il gesto è stato definito in modo abbastanza “neutro” dalla stampa mainstream. Il gesto è quello dei tifosi italiani che voltano le spalle all’inno nazionale di Israele in segno di protesta. Non dicono niente. Non fischiano. Esibisbono quella proverbiale noncuranza che è la migliore versione del disprezzo.
Sì, è possibile non rispettare la condotta di una Nazione
Non solo è possibile, ma anche lecito non rispettare la condotta di un Nazione. Condotta barbara e indifendibile, come quella di Israele in Medio Oriente. Non si è neanche fischiato l’inno nazionale, per l’appunto. Ci si è girati di spalle, in segno di dissidenza profonda. Questo hanno fatto i tifosi italiani contro Israele, prima della partita di Nations League con l’Italia di ieri sera. Esponendosi a un potenziale tritacarne mediatico che conosciamo bene ma che, stranamente, ancora non è iniziato. Quindi un gesto che mi permetto di elogiare come coraggioso, anticonformista, libero. Libero dalle solite imposizioni, dai soliti pregiudizi, dalle solite stigmatizzazioni su antisemitismi inesistenti. Onore ai nostri tifosi, quindi. Perché hanno dimostrato di essere vivi, civili, silenziosamente dissidenti. Ma soprattutto liberi. Con buona pace delle coronarie di chi criticherà. Perché si intaseranno, quelle coronarie. Lo sappiamo bene.
Israele, attore di sterminio in Medio Oriente
Più di 40mila morti e sempre il solito mantra: “Ha aggredito prima Hamas il 7 ottobre 2023”. Vero. Come è vero che la reazione non si configura più come tale, con raid quotidiani che uccidono costantemente i civili, con il sempreverde slogan “distruggere Hamas” stampato in fronte ma sempre poco credibile, visto il numero spropositato di vittime, gli attacchi ai campi profughi e perfino alle mense alimentari. Uno scenario talmente raccapricciante da mettere in imbarazzo perfino l’alleato numero uno, ovvero gli Stati Uniti. È giusto, sacrosanto protestare contro tutto questo. In quello stadio mi sarei girato anche io.
Stelio Fergola