Motivazioni valide che non centrano, però, il punto politico della questione: il clandestino, ovvero chi entra in Italia illegalmente, prima ancora di ottenere l’eventuale status di rifugiato (che, come sappiamo, ottiene poi in realtà soltanto una minoranza), ha ormai “conquistato” il marchio della persecuzione e l’automatico diritto all’ospitalità. Chi blatera di razzismo e predica il non fare di tutta l’erba un fascio, ha poi finito con l’etichettare chiunque arrivi in Italia su un barcone come meritevole di protezione, innocente da salvare, buono che scappa dai cattivi e, così, chi si oppone all’assoluta assurdità di questa logica, che uccide il diritto e gli stati, è automaticamente bollato come razzista. Ed è a questo che mira ed è questo che disturba dell’iniziativa in questione: la volontà di fare uno spot contro un razzismo fuori questione trasformando in maniera inaccettabile gli studenti in sponsor ambulanti di questa pantomima politica. Un gioco sporco che fonda peraltro la sua strategia sull’assioma costantemente riproposto, nonostante sia indimostrato ed indimostrabile, “no immigrazione = razzismo”, che di rimando riduce il si all’immigrazione ad una gigantesca operazione pubblicitaria pro-immigrati, spostando la discussione sull’irrilevante questione individuale del migrante buono o cattivo. A rendere insopportabile la cosa, dunque, non è tanto la probabile illegittimità dell’iniziativa, ma una ragione di natura squisitamente politica, dovuta alla forzatura di uno strumento di servizio sociale per scopi del tutto lontani da quelli relativi al servizio stesso e di natura puramente propagandistica.
Nel frattempo, però, nel mondo reale, è tutto molto più complesso e proseguono i disagi connessi all’invasione migratoria, che solo un cieco politico può dire di non vedere. Per dirne una, anche i migranti che dallo scorso novembre sono ospiti della caserma Montello, a Milano, hanno di recente contribuito ad allungare la lista di proteste più o meno violente (non è questo il caso) messe in scena dagli immigrati ospiti dei centri d’accoglienza italiani. Lo scorso 8 marzo, infatti, i trecento immigrati che vivono nell’edificio di via Caracciolo – nonostante le proteste di comitati e movimenti contrari alla trasformazione, seppur temporanea, di una struttura dell’esercito in un centro d’accoglienza – sono scesi in strada lamentando qualche giorno di ritardo nel pagamento del “pocket money” relativo al mese di febbraio. Ma non solo. “Tra le altre lamentele”, scrive Milano Today, “alcune riguardano la cucina: i migranti chiedono che il personale sia maggiormente cortese e che venga posizionato almeno un microonde per riscaldare il cibo“. E poi stanze a quanto pare non riscaldate a sufficienza, qualche bagno rotto, una qualità del cibo ritenuta insufficiente per le esigenze dei loro palati e, per molti, una situazione di stallo per quanto riguarda la richiesta di permesso di soggiorno. Niente male per chi “scappa dalla guerra” e trova accoglienza, vitto e alloggio compreso, in un paese in cui, al momento, è presente da clandestino. Niente male anche, se vogliamo dare credito alle ragioni della protesta, per delle associazione che intascano fior di quattrini per l’accoglienza. Possibile che siano tutti razzisti quelli che trovano irreale il silenzio di fronte a tutto questo? Possibile che nessuno si accorga che dietro tutta questa propaganda contro razzismo e sovranità nazionale c’è la volontà di estinguere il popolo italiano ed i popoli europei in quanto tali?
Emmanuel Raffaele
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