Prato, 14 set — L’ennesima, orribile storia di selvaggio sfruttamento della manodopera in una ditta di imprenditori cinesi a Prato. Nove operai, — cinque africani e tre cittadini cinesi — venivano costretti a lavorare in condizioni di semischiavitù in un’azienda di confezioni: turni massacranti senza riposo settimanale, paga pressoché inesistente e nessuna tutela sindacale.
E’ quanto emerge, così come riportato da L’Arno, da un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia municipale pratesi che ha fatto scattare le manette nei confronti di tre persone di nazionalità cinese: l’accusa è di sfruttamento della manodopera. I tre si trovano attualmente agli arresti domiciliari.
Nell’azienda dei cinesi che sfruttavano gli africani
L’indagine è scattata in seguito alla denuncia fatta da un giovane nigeriano, detentore di regolare permesso di soggiorno per motivi di protezione internazionale, ospite di una struttura di accoglienza. Il ragazzo lavorava per la ditta di confezioni teatro degli episodi di sfruttamento e gestita dai tre cinesi (di cui due coniugi), ora sottoposti a misure cautelari. Dopo alcuni mesi passati in condizione di semischiavitù il nigeriano si era licenziato, per poi sporgere lamentela allo Sportello immigrazione del Comune di Prato. La denuncia era poi arrivata sui tavoli della Procura di Prato.
L’indagine
Da lì era partita l’indagine delle Fiamme gialle e della Municipale: ne è emerso un preoccupante quadro di sfruttamento e degrado, nei quali erano coinvolti altri conoscenti del giovane nigeriano. I cinque non si sono comunque mostrati collaborativi per paura di ritorsioni da parte dei tre imprenditori cinesi. Gli stranieri sono tutti richiedenti asilo e sono ospiti dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) di Prato e Poggio a Caiano (Prato).
Il sistema-Prato
«Esiste a Prato, ma non soltanto, un problema di sfruttamento lavorativo e il Comune di Prato, insieme con le altre istituzioni, se ne fa carico», denuncia il sindaco di Prato Matteo Biffoni. «Le istituzioni di questa città combattono ogni giorno contro questo reato infame con strumenti che tutelano chi denuncia e, come dimostrato, non si limita ad enunciarlo, ma lo fa con i fatti»
Gli fa eco il procuratore Giuseppe Nicolosi. «Questa è un’indagine emblematica del famoso sistema Prato. E’ più facile investigare su una rapina che su un fatto complesso come lo sfruttamento nonostante la nostra sia una procura attrezzatissima contro questo tipo di illegalità. Non credo in Italia esista un ufficio strutturato come il nostro per fronteggiare e contrastare gli illeciti nel mondo del lavoro». Interessante notare come «nessuno degli operai sfruttati ha accusato i titolari, totale la loro reticenza» nei confronti dei tre imprenditori cinesi, forse per timore di perdere il posto.
Cristina Gauri
1 commento
Hanno voluto la rivoluzione culturale targata Mao ora è tardi per rientrare con chiacchiere e leggi inapplicabili. Ci vuole ben altro quando si è sotto ricatto!