Così Emilio Visigalli, attivista del centro sociale Dordoni, meditava vendetta (in un’intercettazione ambientale del 3 marzo scorso) contro il responsabile cremonese di CasaPound Italia, Gianluca Galli, che lo stesso Visigalli aveva aggredito qualche settimana prima, insieme a un drappello di compagni, riportando però la peggio.
A vendicarsi contro Galli deve averci pensato anche qualcun altro, almeno a giudicare dall’attentato incendiario che nella notte ha visto andare distrutta tra le fiamme l’auto del responsabile di CasaPound, che proprio venerdì scorso era uscito dai domiciliari.
Ancora ignoti gli autori del gesto e le loro motivazioni, ma certo è davvero difficile ipotizzare che l’intimidazione non sia da
Colpire un avversario politico nel momento in cui questi ha appena ritrovato la libertà significa voler lanciare un messaggio ben preciso di non agibilità, non solo politica, ma anche personale.
Messaggio da recapitare nella notte, vista l’impossibilità di farlo nelle sedi della politica istituzionale (in cui sembrerebbe che l’antifascismo militante abbia perso ogni credibilità a forza di bugie e devastazioni) e il fallimento del tentativo “militare” (avventatamente tentato con esiti disastrosi).
Messaggio, tuttavia, rispedito al mittente dal presidente nazionale di CasaPound, Gianluca Iannone, che ha parlato di una “intimidazione ignobile, che colpisce tutto il movimento”. Il leader di Cpi ha espresso a Galli “la solidarietà e il sostegno di tutta la nostra comunità nazionale. Ancora una volta siamo di fronte a un atto gravissimo, che travalica qualsiasi logica politica e che colpisce le persone nella loro sfera privata. Ci è già successo e oggi, come nelle altre occasioni, ribadiamo che il nostro impegno non arretra di un millimetro”.
Giorgio Nigra