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Il fermo della Ocean Viking è emblematico, ma non basta a fermare le Ong

by Emanuela Volcan
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Ocean Viking, Ong

Trapani, 14 gen – Nessuno tocchi le Ong, perdinci e pure perbacco. Abituati a vedere i traghetti dei clandestini agire in piena libertà, in grado di speronare i mezzi delle forze dell’ordine italiane e restare impuniti, di sbarcare sempre in Italia anche aspettando giorni e giorni (piuttosto che recarsi nello Stato di cui battono bandiera in un tempo sicuramente minore di viaggio), sorprende il fermo amministrativo a cui è stata sottoposta nelle ultime ore la Ocean Viking, tristemente nota per il suo andirivieni tra la Libia e la Sicilia dal 2019, giunta a Trapani il 25 dicembre scorso.

Fermo Ocean Viking, cosa ha riscontrato la Guardia Costiera

“Diverse le irregolarità di natura tecnica riscontrate – dichiarano gli uomini della Guardia Costiera di Trapani – tali da compromettere la sicurezza degli equipaggi e delle persone recuperate a bordo nel corso del servizio di assistenza svolto. In particolare il malfunzionamento dell’alimentazione elettrica di bordo, essenziale in caso di un’emergenza in mare, e la presenza di liquidi infiammabili stoccati in locali della nave non idonei. Le deficienze riscontrate, alcune delle quali già rilevate in pregresse ispezioni – specifica la Guardia Costiera – hanno evidenziato un carente sistema di gestione della sicurezza a bordo. La nave è stata quindi sottoposta a fermo amministrativo fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva”.

La fitta rete delle Ong

La sicurezza capite? Ben 11 le ore impiegate per fare i controlli sulla nave e che hanno fatto storcere il naso ai traghettatori, indispettiti da cotanta attenzione, e preoccupati di non poter tornare a puntare la prua verso sud cosa che, siamo certi, non tarderà ad accadere. La Ocean Viking, battente bandiera norvegese, di fatto opera per la Ong francese Sos Méditerranée, e spesso in collaborazione con Medici senza frontiere, in una fitta di rete in cui le presenze di navi si incrementano sempre più e di fatto neutralizzano i provvedimenti come questo.

Per una che si ferma, dieci sono pronte a presidiare il Canale di Sicilia, o a svernare per mesi nei porti (turistici) di alcune città siciliane. Come la ResQ People, battente bandiera tedesca, che si trova a Siracusa, di fronte al Passeggio Aretusa nell’isola di Ortigia, dal 20 di novembre. Intanto a Lampedusa è stato sottoposto a fermo, nell’hotspot, un uomo guineano che avrebbe causato la morta di una giovane donna, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Agrigento sul favoreggiamento all’immigrazione. E con la medesima accusa sono stati fermati tre egiziani nel contesto di uno degli sbarchi più grossi avvenuti nello scorso mese di dicembre.

Emanuela Volcan

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