Roma, 1 nov – Dopo l’ennesima calata di braghe del governo italiano di fronte alle richieste della Ocean Viking – la quarta in due mesi – adesso è il turno di Alan Kurdi, la nave della Ong tedesca Sea Eye. L’imbarcazione si trova, infatti, a poche miglia dalla Sicilia con a bordo 88 immigrati, raccolti sabato scorso in una missione che è culminata sfiorando lo scontro con le motovedette della Guardia costiera libica. Dopo il recupero, da parte della Ong, di 92 clandestini che si trovavano a bordo di un barcone poco distante dalle coste libiche, i mezzi di Tripoli hanno raggiunto e circondato la Alan Kurdi intimando di sospendere le operazioni di trasbordo degli immigrati. Al rifiuto della Sea Eye di interrompere la missione ne è scaturita una situazione di tensione in cui, secondo alcune testimonianze dell’equipaggio della Alan Kurdi, sarebbero stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco da parte dei militari libici. Tensione che comunque si è risolta senza feriti, e alla fine della quale è stato concesso alla nave Ong di accogliere a bordo il carico di 92 passeggeri.
Da quel momento l’imbarcazione ha percorso il tratto di mare che distanzia la Libia dalla Sicilia e i membri della Sea Eye hanno affidato le proprie richieste a Twitter: “Ottantotto persone rimangono con noi. Quando termina questo blocco?”. Dei 92 immigrati, infatti, quattro sono stati fatti sbarcare nello scorse ore per motivi medici. L’intento della Alan Kurdi è chiaro, entrare nelle acque italiane e sbarcare in uno dei nostri porti seguendo la prassi della Ocean Viking negli ultimi due mesi. Per ora tutto tace dal Viminale, ma anche a causa delle condizioni meteorologiche, in netto peggioramento, non è escluso che nelle prossime ore arrivi la risposta della Lamorghese.
Cristina Gauri
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