Roma, 7 nov – Quando si parla di scorte, Saviano mette virtualmente la testa fuori dall’ “attico di Nuova York”. Soprattutto se nel mentre può anche darla dietro alla sua ossessione-nemesi Matteo Salvini. Il casus belli è stato il commento del leader del Carroccio a proposito dell’assegnazione della scorta a Liliana Segre. La decisione, presa dal prefetto Renato Saccone, è stata resa esecutiva in seguito alle minacce via web ricevute dalla senatrice. A tali minacce si aggiunge anche l’erronea interpretazione, da parte di politici e forze dell’ordine, di uno striscione di Forza Nuova apparso davanti al Municipio 6 di Milano, dove la Segre stava tenendo un incontro: la scritta, che recitava “Sala ordina, l’antifa agisce. Il popolo subisce” non era indirizzata alla senatrice ma si proponeva, invece, di denunciare il racket delle occupazioni abusive alla Barona tenuto in piedi dai “kollettivi” anti-sgomberi. Una interpretazione errata, quella delle “minacce” alla Segre, che Forza Nuova ha smentito categoricamente, ma che la maggior parte dei giornali si è ben guardata dal rettificare.
“Salvini minimizza”
Provvedimento che Salvini ha commentato così: “Anche io ricevo minacce, ogni giorno. Le minacce contro la Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime“. Frase a cui Saviano ha risposto così su Facebook, accusandolo di “minimizzare”: “L’Italia e’ un paese pericoloso. L’odio antisemita e’ sempre esistito, ma la politica sovranista lo usa come carburante. Liliana Segre sotto scorta e Salvini minimizza: ‘Anche io ricevo minacce’, dice”, dimenticandosi (volutamente?) il resto delle dichiarazioni del capo dell’opposizione: “Matteo Salvini e’ dalla parte di chi insulta Liliana Segre e lo fa minimizzando. Matteo Salvini e’ dalla parte del capo della curva del Verona e lo fa cambiando discorso. Matteo Salvini e’ dalla parte di chi inneggia al nazismo, di chi spaccia in curva (come dimenticare la foto con Luca Lucci, capo ultras della curva sud del Milan, della cui identita’ Salvini era chiaramente al corrente. Lucci che, secondo le accuse, gestiva il traffico di droga in curva)”.
Minestrone di invettive
Una raffica di accuse pesantissime, un minestrone di invettive senza collegamento logico ma messe lì con lo spirito del “tutto fa brodo”: “La propaganda xenofoba di Matteo Salvini e’ il problema che la democrazia italiana non ha la forza di affrontare e quello che e’ accaduto alla senatrice Segre, testimone di ciò che fu l’Italia sotto il fascismo, ne e’ la prova”. Parole in libertà, un disco rotto che ormai sovrascrive se stesso all’infinito, perdendo di volta in volta qualità e lucidità di pensiero – se ce ne fosse mai stata.
Cristina Gauri