Brescia, 15 mar — Trascinata in uno stabile abbandonato, picchiata e stuprata da un immigrato somalo in pieno giorno: è capitato a Brescia ma il copione si ripete ormai senza sosta in tutte le città italiane. Città costrette ad accogliere un oceano di immigrati maschi, giovani, soli e privi di un’occupazione, provenienti da aree del mondo dove la donna è considerata poco più di un’animale domestico: il conto di tale accoglienza lo pagano le donne italiane finite nel mirino di questi individui, che commettono il 41% delle violenze sessuali in Italia pur rappresentando l’8,5% della popolazione residente.

Somalo stupra bresciana in pieno giorno

In questo caso le indagini della polizia locale di Brescia hanno consentito, in meno di sette giorni, di identificare e arrestare lo stupratore, un somalo di 24 anni che si è macchiato di una brutale violenza sessuale nei confronti di una donna bresciana 43enne. Stando a quanto riportato da BresciaOggi, l’episodio si è verificato in pieno giorno alcune settimane fa, all’interno di un edificio disabitato nelle vicinanze de via Sardegna.

L’aggressione

La donna aveva riferito alle forze dell’ordine che il somalo — un ragazzo che lei conosceva di vista — l’aveva avvicinata e l’aveva convinta, con una scusa, a seguirlo. A quel punto l’aveva trascinata nel portone dello stabile abbandonato, dove l’aveva picchiata e stuprata senza alcuna pietà. La vittima era riuscita a scappare da quell’incubo, liberandosi dalla presa del giovane africano e correndo a cercare aiuto. In stato di choc, con segni delle violenze sul volto e sul corpo, aveva denunciato il fatto al comando della polizia locale.

L’arresto

Il somalo è stato identificato e fermato dagli agenti della locale meno di una settimana dopo, grazie al minuzioso identikit forniti dalla 43enne e alle immagini di videosorveglianza acquisite dagli inquirenti: l’uomo si trovava all’interno di quello stesso palazzo in cui aveva stuprato la donna. Per lui sono scattate le manette, con l’accusa di violenza sessuale aggravata. 

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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