Roma, 15 mar – La Silicon Valley Bank era una banca con molte relazioni commerciali con le imprese del settore dell’intelligenza artificiale e forse anche questa sua particolare condizione ha generato forti preoccupazioni. Sta di fatto che in pochi giorni è fallita una seconda banca Usa, la Signature Bank, e altre 24 banche regionali americane come la Western Alliance Bancorp, la PacWest Bancorp e la Comerica Inc. si scoprono in cattive acque. Il valore delle loro azioni sta crollando. Ad esempio, il valore delle azioni della First Republic Bank è diminuito del 78% in un colpo solo.
Silicon Valley Bank, perché fallisce una banca
Le notizie provenienti dai media americani parlano di fallimento dovuto a grandi investitori, venture capitalists, che hanno ritirato improvvisamente 42 miliardi di dollari dalla banca, con la conseguenza che l’ente di controllo, ovvero il California Department of Financial Protection and Innovation, ha provveduto alla chiusura degli sportelli della Svb. Il tutto, lasciando imbottigliati nel fallimento della banca i piccoli correntisti. Ma nessuno dei media ha fino ad oggi spiegato perché i venture capitalists avevano ritirato improvvisamente i loro soldi dalla Svb. Forse per il buco di 2 miliardi di cui si sente parlare e che stava comunque facendo fallire la Svb?
In Italia non siamo più abituati al fallimento di una banca perché
quando fa un buco interviene il governo per ripianare le perdite. Mps ha avuto un buco di 22 miliardi di euro sempre ricoperto coi soldi dei cittadini italiani. Il motivo essenziale di un fallimento è che la banca sbaglia a prestare i soldi e alcuni debitori non restituiscono i crediti ricevuti.
Meglio, una banca riceve i soldi dai correntisti che li depositano e li presta a dei clienti che dovrebbero restituirli con degli interessi. Quando però non restituiscono quei prestiti, gli stessi clienti diventano una perdita e, se il patrimonio della banca è inferiore al valore di quelle perdite, quella banca fallisce. A meno che qualcuno non intervenga immettendo nuovi soldi nella banca, come spesso fatto appunto dai governi italiani.
La corsa agli sportelli chiusi
Quando i correntisti Usa hanno visto la chiusura degli sportelli di Svb, sono corsi a tentare di ritirare i loro soldi dalle altre banche regionali, pensando: “Lasciano ritirare i soldi dei grandi possessori di denaro e bloccano gli sportelli quando arriva il nostro turno”. Così Biden è stato scosso dal suo stato di torpore e ha varato un provvedimento, totalmente inusuale per il mercato Usa, affinché tutti i correntisti in California potessero rientrare in possesso dei loro soldi. Di fronte alle persone inferocite anche il capitalismo vampiro
dei liberal rivede d’un tratto le sue regole ipocrite.
Si rischia un effetto domino?
Tutti ora stanno facendo un parallelo con quanto successe nel 2008 con il
fallimento della Lehman Brothers e con l’innesco di una crisi mondiale. Di uguale c’è la solita leggerezza nel comportamento delle banche Usa le quali, in nome del mercato come legge bastante a se stessa, prestano denaro senza avere un’adeguata copertura patrimoniale in caso di perdite sui crediti. Il buco non coperto dal capitale di Svb ne è la riprova. Di diverso c’è che oggi ancora manca una bolla speculativa del tipo della crisi del mercato immobiliare americano del 2008, la quale trascinò al fallimento 465 banche in Usa.
Si può evitare tutto questo?
Come abbiamo visto, i grandi investitori hanno ritirato per tempo i loro 42 miliardi dalla Svb, quindi loro si sono evitati ogni pericolo. Esattamente quello che successe nel 2008. Per gli altri cittadini l’unica salvezza sarebbe un’equivalente della Legge bancaria fascista del 1936, la quale impediva la commistione tra industria e finanza nella proprietà di una banca e obbligava le banche a un rapporto prudente tra capitale proprio e possibilità di prestare
il denaro dei correntisti. La proibizione per un industriale di possedere una banca derivava dal fatto che questi avrebbe potuto raccogliere denaro dai cittadini e prestarlo alla sua azienda, senza controllo sui rischi del prestito.
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Per la patrimonializzazione minima, si può considerare l’impossibilità
di prestare più di 14 volte il capitale proprio degli azionisti della banca. Mentre oggi in Usa si prestano fino a 50/60 volte quel capitale. Da notare che anche gli Stati Uniti, dopo la crisi del 1929 adottarono una legge analoga denominandola Glass-Steagall Act, firmata da Roosevelt nel giugno 1933. Legge praticamente abolita da Clinton.
Due gemme del capitalismo bancario
Come detto nei quattro anni successivi al 2008, fallirono 465 banche in
Usa, ma non furono fatte fallire le 4 banche più grosse, dichiarate di nascosto “too big to fail”, ovvero “troppo grandi per lasciarle fallire”. Miliardi di dollari furono impiegati per tenerle in piedi. E i liberal del mercato che si autoregola, in quel caso, dove erano finiti? Oggi abbiamo un’altra perla fresca, ovvero gli analisti finanziari che si lamentano perché Svb non ha potuto piazzare sul mercato una sua emissione di obbligazioni per salvarsi, a causa della concorrenza delle obbligazioni emesse dal Tesoro americano a dei tassi, come sappiamo, molto alti.
Quindi, benché nelle regole mondiali l’emissione di obbligazioni sia consentita a una società solo quando ha i bilanci in perfetto ordine, in questo caso veniva caldeggiata l’emissione a una società in fallimento per poi lamentare la frustrazione che nessuno si sarebbe comprato le obbligazioni per la concorrenza dei bond del Tesoro. Come tutto nel mondo liberal, le regole le devono rispettare i piccoli mentre i pescecani sono liberi di muoversi come vogliono.
Carlo Maria Persano